Kapuscinski, si sa, è stato un grande giornalista, un grande reporter, ma anche molto di più, perché ci ha insegnato il viaggio come stupore, come modo per perdere le proprie certezze confrontandole con quelle altrui.
La sua è la storia incredibile di un uomo nato in una sperduta cittadina della Bielorussa, che per le combinazioni della vita diventa l’unico corrispondente in Africa dell’agenzia di stato polacca. E comincia così uno straordinario cammino di libertà e scoperta.
Una volta provò a definirsi non giornalista, ma traduttore: traduttore non da una lingua all’altra ma da una cultura all’altra.
Diceva che ogni suo libro era un atto di riconoscenza per un destino che gli aveva permesso di vedere, sentire, toccare con mano tante cose.
Dopo Ebano, in questi giorni mi è capitato di riprendere in mano In viaggio con Erodoto, un altro libro di questo grande "giornalista viaggiatore" che è insieme una finestra sul mondo, una lezione di etica, una dichiarazione di amore per la varietà delle storie e delle culture, un dialogo con se stesso. Ma anche un confronto con il compagno di viaggio che ha accompagnato il nostro fin da quando, giovane senza arte nè parte cresciuto nella grigia Polonia socialista, ha avvertito impellente la necessità di guardare cosa c'era oltre la frontiera: Erodoto, appunto.
Già, perché questo antico greco non fu solo e semplicemente uno storico, fu l'uomo che non si accontentò di quanto gli dicevano altri, che piuttosto volle andare a vedere e toccare con mano.
Erodoto, primo reporter della storia. Erodoto al fianco di Kapuscinski e di quanti, ancora oggi, sono consapevoli che "se non si va, non si vede".
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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