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mercoledì 7 ottobre 2009
Ulisse, l'uomo che non voleva partire
Non me l'aspettavo, l'ultimo libro di Cecchi Paone, dedicato a Ulisse, è un’intensa rievocazione del mito di Ulisse, colto nel corso di un viaggio che prima ancora di portare l'uomo di Itaca in lungo e in largo affonda nella sua interiorità e imprime una straordinaria traiettoria alla sua storia.
Se il viaggio non è solo spazio fisico colmato, se il viaggio è davvero cambiamento che ha che vedere con noi stessi, Ulisse ne è davvero il campione: lui che si lascia alle spalle le rovine di Troia come eroe per diventare semplice un uomo.
Un uomo che vuole essere semplicemente se stesso, un uomo che resiste alle tentazioni che nel corso del viaggio gli si presentano, offerte di oblio e di eternità, possibilità di alleggerire il grande fardello delle sofferenze umane che lui rispedisce al mittente, perché sottrarsi a quelle sofferenze è anche abdicare alle proprie condizione di uomo.
Ulisse, il prototipo del viaggiatore: proprio lui che non avrebbe mai voluto partire, con la sua casa costruita intorno a un antico olivo, il suo letto scavato in quell’olivo al centro della casa; lui che per questo provò anche a fingersi pazzo di fronte ad Agammenone e agli altri guerrieri, facendosi vedere ad arare la spiaggia e a seminarvi il sale. Lui il cui viaggio è puramente ritorno, prima ancora fame di ritorno.
“Io esisto perché ricordo, io sono perché rammento, io sono tutto ciò che sono stato. Io sono l’uomo che ha distrutto Troia, e sono l’uomo che ha costruito la sua casa per restare…”
Non tutto convince in questo libro, soprattutto nel passaggio dalla terza alla prima persona, quando a raccontare è Ulisse stesso… Però ci sono pagine affascinanti… come quelle sulla discesa nell’Ade, quando Ulisse incontra le ombre degli eroi della guerra di Troia, e sono solo ombre, non c’è gloria, non c’è niente che valesse la pena… e questa discesa nell’Ade è quello che fa di Ulisse l’uomo, non più l’eroe.
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