mercoledì 9 dicembre 2009

Transiberiana, con tutti i posti che ci sono...



"Cronache semiserie" recita il sottotitolo di questo libro di Paolo Cagnan, Con tutti i posti che ci sono (Vallecchi, collana Off the road): ed è un sottotitolo che dice assai meno di quanto le pagine di Paolo Cagnan in effetti contengono. Indica più che altro un tono, direi soprattutto una varietà di emozioni e umori che prima che al libro appartengono a questo viaggio, in un'altalena di divertimento e malinconia, di spensieratezza e riflessione.

Ma poi, al di là dei toni, c'è tutta l'esperienza di un viaggio che, per quanto ci riguarda, rimane confinato più nei dintorni del mito che tra le mete che ci è facile proporci e scegliere. Malgrado poi organizzarsi per la Transiberiana sia assai meno difficile di altre cose.

Anch'io alcune volte ho accarezzato l'idea di questo treno. Ho indugiato, ho soppesato i pro e i contro, poi ho finito per pescare la stessa risposta che Cagnan ha rimediato da molti suoi conoscenti prima della partenza: "con tutti i posti che ci sono"...

Poi lui è partito ed è grazie a questo suo "sacrificio" che oggi abbiano modo di ritrovarci tra le mani un gran bel libro di viaggi, un libro direi diverso dalla media del genere, perché non ricerca effetti speciali, non indulge in facili esotismi, piuttosto si dimostra schietto fino alla crudezza.

E dunque, ecco questo viaggio che da Mosca ci porta attraverso gli Urali, taglia le distese della Siberia, ci spinge fino alle sponde del lago Baikal, e quindi oltre il confine con la Mongolia, fino a Ulan Bator, e ancora, fino a Pechino.

E' un lungo viaggio, prima ancora che per i chilometri per le ore di treno. Un viaggio che sembra non finire più, interminabile, che a volte sembra addirittura inchiodare a una sorta di apparente immobilità. E anche questa sorta di sospensione - con annessa possibilità di accompagnare meglio se stessi - è indubbiamente un motivo di fascino.

Ma poi il treno consente ciò che in aereo e per la verità anche in macchina non sarà mai possibile: attraversare un paese, non sorvolarlo, non tagliarlo come un bisturi. Attraversarlo disponendosi all'incontro.

E' quello che succede in continuazione in questo libro, fatto di dialoghi e storie, di altri che diventano compagni di viaggio anche solo per il tempo tra una fermata e l'altra, di frammenti di umanità colti per caso e caricati sulle spalle per scelta.

E poi ci sono questi paesi, raccontati in una fase storica assai diversa da quella di Tiziano Terzani, nel suo reportage sul disfacimento del socialismo reale. Paesi di cui in sostanza si sa poco o niente.

Cagnan non nasconde niente, da buon giornalista: nemmeno le discariche nucleari, nemmeno i disastri del turismo di massa in uno dei pochi lembi di pianeta, la Mongolia, che speravamo relativamente non toccati.

La collana Off the road della Vallecchi piazza insomma un altro bel libro. Che tutto sommato non credo porterà più viaggiatori sulla Transiberiana - con tutti i posti che ci sono... - ma ci aiuta a saperne di più su una bella fetta di mondo e sulla sostanza stessa dell'esperienza del viaggio.

4 commenti:

  1. Direi che è interessante. NOn solo sotto l'aspetto turistico, naturalistico e... "giornalistico".. ma anche come possibilità di confronto fra storie (TErzani, appunto, e la sua visione e quella di questo giornalista).
    Interessante.
    E poi i libri che trattano viaggi sono semrpe belli da scoprire.
    L'autore ne esce cambiato da questo viaggio?

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  2. Sì, direi che l'esperienza del viaggio gli lascia il segno, inevitabilmente (altrimenti non sarebbe un viaggio, ma qualcos'altro). Nelle due paginette di epilogo ci sono molti spunti in questo senso.

    "'Chi viaggia senza incontrare l'altro, non viaggia, si sposta'.
    Sì, ne valeva la pena"

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  3. Caro Paolo, a volte accadono strane alchimie. Hai presente quando leggi di teorie che, senza saperlo, avevi già assimilato, cosicché ti viene da dire "Beh, certo, lo sapevo!" Ho letto la tua bella recensione e mi sono detto: "Caspita ma sai che hai proprio ragione!" Divertente, un po' subdolo anche. Ed è per questo, sai, che le autorecensioni non funzionano mai. Perché quelle "esterne" sono vere, nel bene e nel male. Grazie allora. Lo sai bene anche tu: tanta (piacevole) fatica si ripaga facilmente, bastano (...) parole come quelle che hai scritto tu.

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  4. Caro Paolo, anch'io non ho assolutamente dubbi a proposito... le buone parole dei lettori è quello che rende ancora più piacevoli le nostre già piacevoli "fatiche". Ma che bello quando si può essere solo e soltanto lettori, senza altri fini e preoccupazioni, e potere oziare e fantasticare con un libro emozionante come il tuo! E allora grazie e a presto, paolo

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