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giovedì 17 giugno 2010
Quando il viaggiatore non è un cinico
Ho già parlato del libriccino di Andrea Semplici In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull'arte di partire (Terre di Mezzo), una manciata di pagine che consiglio a chiunque sta per partire come si raccomanda l'antimalarica per certi paesi, lettura breve ma capace di alimentare molte e molte riflessioni che fanno bene. Eccone una, per esempio, che parte dal giornalismo - il mestiere di reporter del grande Kapuscinski - per abbracciare lo spirito che dovrebbe appartenere a tutti coloro che distendono le vele e salpano per il mondo.
Chi sei, Kapu? Una volta hai detto (ed è una delle tue frasi più famose e ripetute): "Un giornalista non può essere un cinico, non può dimenticare la sua umanità e quella delle persone che incontra". Ho provato a sostituire la parola "giornalista" con la parola "viaggiatore", e ho scoperto che il racconto (compresa la cronaca giornalistica) e il viaggio sono fratelli. Forse, anzi, sono sorelle, perché vi intravedo un'anima femminile. Il viaggiatore deve avere le stesse qualità di chi si mette in movimento per scrivere. Non può essere cinico o sbruffone. Deve essere "buono". Deve provare "benevolenza" verso l'umanità
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Personalmente abbraccio ambedue le teorie. Il giornalista di viaggio deve essere buono nell'approccio al mondo che incontra ma cinico nei modi, nei tempi, nell'organizzazione, nella gestione delle cose. Egli deve applicare in ogni momento l'esperienza dettata dal mestiere, riuscendo però a rimanere "ingenuo" nei sentimenti e nella sensibilità. Cosa non facile. E che soprattutto richiede di aver molto vissuto. "Multas per gentes et multa per aequora vectus", diceva Catullo.
RispondiEliminaCiao, Stefano.