Sì, per prima cosa devi provarti a misurare con quel vuoto.
- Che cos'hai?
- Mancanza
E non hai parole, perché ci sono solo parole come queste (da Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders), parole che sono una resa, un sipario calato, una lingua intraducibile.
E questo vuoto, questa mancanza, sono di una vita intera, dopo che una vita intera è stata rubata. Perchè Benedetta Tobagi si era appena affacciata alla vita quando la follia criminale dei terroristi gli portò via il padre.
Non è facile andare oltre quel vuoto, riempirlo di parole, di emozioni, di riflessioni. Non è facile nemmeno raccontare, quell'uomo che è stato sempre un'irrimediabile assenza, inchiodato a un ruolo pubblico, giornalista del Corriere, sindacalista, morto ammazzato per strada una mattina che sapeva di primavera.
Raccontarlo senza farsi imprigionare dalla gabbia che attende il famigliare della vittima, una persona che vive di luce, pardon, di assenza riflessa, e pare scontato che esista solo per piangere, reclamare giustizia, onorare l'uomo strappato all'affetto, partecipare a convegni e commemorazioni. Solo che Benedetta, anche in questo libro, vuole essere Benedetta, non solo la figlia di...
Non ho ricordi di mio padre da vivo: è morto troppo presto. In compenso sono cresciuta assediata dall'immagine pubblica di Walter Tobagi
E ancora:
Il sentiero per allontanarmi dal vuoto l'ho tracciato un passo per volta costruendo la mia vita e cercando al tempo stesso un modo vitale di ricongiungermi a mio padre.
Quanta fatica che deve essere costato tutto questo. A volte anche solo per indugiare davanti allo specchio: Gli occhi sembrano così uguali, ma il suo sguardo, com'era?
E che poesia, che ogni tanto squarcia il dolore:
Nella mia fantasia, come ci arriva la luce delle stelle dopo migliaia e milioni di anni, così, forse, in direzione opposta, le onde sonore di tutte le parole pronunciate sulla Terra continuavano a vaggiare nello spazio per sempre. Vedevo i cerchi allargarsi e salire sempre più su, fino a liberarsi nello spazio infinito. Da qualche parte, molto molto lontano, pensavo, galleggiano ancora le tracce delle parole del mio papà
E quanto interrogarsi sugli "uomini vuoti" capaci di cancellare altre vite come se niente fosse.
Pensare che Benedetta riesce a ridare vita, con le sue parole:
Rimpiango tutto quello che non abbiamo potuto fare insieme. Tutta la vita che ci è stata rubata. Vorrei che tu avessi conosciuto le persone che ho amato, i miei amici. Non abbiamo mai potuto litigare e fare la pace. Ma hai seminato così tanto, che ho potuto sentire ancora la traccia calda della tua impronta nel mondo, nella luce che accende lo sguardo di chi ti ha conosciuto
Da leggere, assolutamente.
- Che cos'hai?
- Mancanza
E non hai parole, perché ci sono solo parole come queste (da Il Cielo sopra Berlino di Wim Wenders), parole che sono una resa, un sipario calato, una lingua intraducibile.
E questo vuoto, questa mancanza, sono di una vita intera, dopo che una vita intera è stata rubata. Perchè Benedetta Tobagi si era appena affacciata alla vita quando la follia criminale dei terroristi gli portò via il padre.
Non è facile andare oltre quel vuoto, riempirlo di parole, di emozioni, di riflessioni. Non è facile nemmeno raccontare, quell'uomo che è stato sempre un'irrimediabile assenza, inchiodato a un ruolo pubblico, giornalista del Corriere, sindacalista, morto ammazzato per strada una mattina che sapeva di primavera.
Raccontarlo senza farsi imprigionare dalla gabbia che attende il famigliare della vittima, una persona che vive di luce, pardon, di assenza riflessa, e pare scontato che esista solo per piangere, reclamare giustizia, onorare l'uomo strappato all'affetto, partecipare a convegni e commemorazioni. Solo che Benedetta, anche in questo libro, vuole essere Benedetta, non solo la figlia di...
Non ho ricordi di mio padre da vivo: è morto troppo presto. In compenso sono cresciuta assediata dall'immagine pubblica di Walter Tobagi
E ancora:
Il sentiero per allontanarmi dal vuoto l'ho tracciato un passo per volta costruendo la mia vita e cercando al tempo stesso un modo vitale di ricongiungermi a mio padre.
Quanta fatica che deve essere costato tutto questo. A volte anche solo per indugiare davanti allo specchio: Gli occhi sembrano così uguali, ma il suo sguardo, com'era?
E che poesia, che ogni tanto squarcia il dolore:
Nella mia fantasia, come ci arriva la luce delle stelle dopo migliaia e milioni di anni, così, forse, in direzione opposta, le onde sonore di tutte le parole pronunciate sulla Terra continuavano a vaggiare nello spazio per sempre. Vedevo i cerchi allargarsi e salire sempre più su, fino a liberarsi nello spazio infinito. Da qualche parte, molto molto lontano, pensavo, galleggiano ancora le tracce delle parole del mio papà
E quanto interrogarsi sugli "uomini vuoti" capaci di cancellare altre vite come se niente fosse.
Pensare che Benedetta riesce a ridare vita, con le sue parole:
Rimpiango tutto quello che non abbiamo potuto fare insieme. Tutta la vita che ci è stata rubata. Vorrei che tu avessi conosciuto le persone che ho amato, i miei amici. Non abbiamo mai potuto litigare e fare la pace. Ma hai seminato così tanto, che ho potuto sentire ancora la traccia calda della tua impronta nel mondo, nella luce che accende lo sguardo di chi ti ha conosciuto
Da leggere, assolutamente.
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