Ai tempi in cui la vendemmia era una festa e non ci si sedeva intorno a un tavolo, ma si stava a tavola per condividere un pasto e le parole di un pasto.
Ai tempi in cui non c'erano nè televisione nè Internet ma non mancava la possibilità di una chiacchiera per strada.
Ai tempi in cui c'era anche più silenzio, magari ritmato dal rintocco di una campana...
Sì, è vero, il pane di ieri può essere buono anche il giorno dopo, anzi, se è ben fatto lo è senz'altro. E Enzo Bianchi ce lo spiega, con Il pane di ieri (Einaudi), un libro che forse non sarà un capolavoro, ma che si fa forte della semplicità che ho colto nelle pagine di Rigoni Stern.
Nessuna dissertazione teologica, nessuna avventura intellettuale nei territori dei sensi ultimi delle cose.
Tanto le cose il loro senso ce l'hanno di già: e non lo nascondono, se solo ci si sappia abbandonare a esse...
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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