Come si fa a cambiare vita così, Enaiat? Una mattina, un saluto.
Viene da lontano, Enaiat. Viene da un paese che per noi è sinonimo solo di brutalità e violenza, di orrore concentrato in trenta secondi al telegiornale che ormai non fanno più né caldo nè freddo, sarà per questo che nemmeno immaginiamo che qualcuno possa arrivare da quel paese, è come sbucare fuori dallo schermo, chi é che davvero può arrivare?
E poi cosa c'entriamo noi? E' facile chiudere gli occhi, non pensarci, lasciare che Enaiat scivoli via, scompaia tra gli innumerevoli che migrano e non sanno dove andare e comunque costituiscono un problema: da evitare o da gestire, secondo le opzioni della politica.
E' facile, anzi, è scontato.
Perchè Eianat sia davvero Eianat bisogna restituirgli voce. Bisogna affidargli la possibilità e il diritto del racconto. La parola capace di costruire una storia e un'identità.
Ecco, è proprio questo che succede in Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda.
Enaiat, il ragazzino afghano che è costretto a lasciare tutto, per una speranza di vita, semplicemente per una speranza. Fabio, lo scrittore, che ascolta e in questo modo ci permette di ascoltare.
Due vite che si incrociano per capire che su quei barconi alla deriva, su quelle navi della disperazione non ci sono numeri.
Banale, retorico? Leggetelo come si mangia un frutto appena colto dall'albero, magari una di quelle mele che per Eianat sono una stretta al cuore, perché gli rammentano il suo villaggio (Per fare luce usavamo le lampade a petrolio. Ma c'erano le mele. Io vedevo la frutta che nasceva). Divoratelo come si fa con una cosa buona e genuina.
E di pagina in pagina vi troverete voi su quel barcone, vi troverete voi in una città di cui non sapete leggere nemmeno i nomi delle strade, voi sotto gli occhi di tutti, nudi come può esserlo il peggiore destino.
E sarete voi a risvegliarvi ogni giorno con la paura di chi non ha niente e con la speranza di trovare finalmente il proprio posto al mondo.
Come si trova un posto per crescere, Enaiat? Come lo si distingue da un altro?
Lo riconosci perché non ti viene voglia di andare via. Certo non perché sia perfetto.
Lo si fa e basta, Fabio.
Una volta ho letto che la scelta di emigrare nasce dal bisogno di respirare.
E' così. E la speranza di una vita migliore è più forte di qualunque sentimento...
Una volta ho letto che la scelta di emigrare nasce dal bisogno di respirare.
E' così. E la speranza di una vita migliore è più forte di qualunque sentimento...
Viene da lontano, Enaiat. Viene da un paese che per noi è sinonimo solo di brutalità e violenza, di orrore concentrato in trenta secondi al telegiornale che ormai non fanno più né caldo nè freddo, sarà per questo che nemmeno immaginiamo che qualcuno possa arrivare da quel paese, è come sbucare fuori dallo schermo, chi é che davvero può arrivare?
E poi cosa c'entriamo noi? E' facile chiudere gli occhi, non pensarci, lasciare che Enaiat scivoli via, scompaia tra gli innumerevoli che migrano e non sanno dove andare e comunque costituiscono un problema: da evitare o da gestire, secondo le opzioni della politica.
E' facile, anzi, è scontato.
Perchè Eianat sia davvero Eianat bisogna restituirgli voce. Bisogna affidargli la possibilità e il diritto del racconto. La parola capace di costruire una storia e un'identità.
Ecco, è proprio questo che succede in Nel mare ci sono i coccodrilli di Fabio Geda.
Enaiat, il ragazzino afghano che è costretto a lasciare tutto, per una speranza di vita, semplicemente per una speranza. Fabio, lo scrittore, che ascolta e in questo modo ci permette di ascoltare.
Due vite che si incrociano per capire che su quei barconi alla deriva, su quelle navi della disperazione non ci sono numeri.
Banale, retorico? Leggetelo come si mangia un frutto appena colto dall'albero, magari una di quelle mele che per Eianat sono una stretta al cuore, perché gli rammentano il suo villaggio (Per fare luce usavamo le lampade a petrolio. Ma c'erano le mele. Io vedevo la frutta che nasceva). Divoratelo come si fa con una cosa buona e genuina.
E di pagina in pagina vi troverete voi su quel barcone, vi troverete voi in una città di cui non sapete leggere nemmeno i nomi delle strade, voi sotto gli occhi di tutti, nudi come può esserlo il peggiore destino.
E sarete voi a risvegliarvi ogni giorno con la paura di chi non ha niente e con la speranza di trovare finalmente il proprio posto al mondo.
Come si trova un posto per crescere, Enaiat? Come lo si distingue da un altro?
Lo riconosci perché non ti viene voglia di andare via. Certo non perché sia perfetto.
Nessun commento:
Posta un commento