E se lo scrittore, almeno di tanto in tanto, riuscisse ad arrivare dove gli storici non arrivano? Se fosse proprio lui a finire nel vortice della storia e a lasciarsi portare lontano, là dove lo sguardo può spingersi fino a cogliere la verità che ad altri sfugge?
Io ne sono convinto, sono convinto cioè che a volte la verità della storia si schiuda più facilmente grazie agli strumenti della letterarura. E di questo ho tratto qualche conferma leggendo la bella intervista che Roberto Brunelli ha fatto a Javier Cercas (Io, Javier Cercas, un narratore nel vortice della storia, pubblicata su L'Unità del 2 dicembre).
Cercas non è solo uno dei migliori scrittori spagnoli (di cui consiglio in particolare lo splendido Soldati di Salamina), è anche uno scrittore che narra la storia, perfino la storia dell'altro ieri, come ha fatto ora con Anatomia di un istante (Guanda), storia, storie e retroscena del golpe del tenente colonnello Tejero, il 23 febbraio 1981, ultimo sussulto della Spagna franchista.
Nell'intervista Cercas parla di Adolfo Suarez, l'uomo di regime che si è messo al servizio della democrazia (il paragone è con il generale Della Rovere del film con De Sica). E ciò di cui si parla, in realtà, sono gli "eroi del tradimento": quelli che hanno il coraggio di voltare le spalle (vi ricorda qualcosa?).
Dice Cercas:
Siamo giustamente abituati a pensare alla lealtà come a una virtù, ma ci sono momenti in cui è molto più difficile tradire che essere leali
E allora, vi immaginate uno storico a fare discorsi così?
La storia cerca una verità fattuale, cosa successe a certi uomini, in certi luoghi in un dato momento. La letteratura cerca una verità morale. In questo libro io cerco due verità opposte allo stesso tempo. In questo senso, il libro è un ossimoro. Sì, è un libro impossibile. Ma sono i libri impossibili gli unici che meritano di essere scritti
Aggiungo: non so se sono impossibili, ma utili lo sono senz'altro
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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