Si diceva capitano di lungo corso e non aveva mai viaggiato. Mentiva Emilio Salgari? O semplicemente volava con le sue parole? E quelle parole in libertà alla fine sono diventate una prigione? In I due viaggiatori provo a rispondere così.
Proprio così. Di questo sono convinto. Emilio non mente, Emilio lascia la parola alla sua fantasia.
Il problema è che la fantasia agisce come una droga, che regala un senso di onnipotenza e poi svuota di tutto. Fa toccare il cielo con un dito ma nel frattempo taglia la luce.
Fosse solo difendere con la sciabola l’onore. È che obbliga i familiari, e persino la donna di servizio, a tirare di scherma; è che si adagia sul letto dopo aver cosparso profumi sulle lenzuola per farle odorare di tropici; è che si firma Selvaggio Malese nelle lettere indirizzate alla fidanzata Ida, da lui ribattezzata Aida, come la verdiana figlia del re etiope.
Papà vive sempre con i marajà, diranno i suoi bambini.
Sul retro di un foglietto dove ci sono disegni e appunti per la trama delle Tigri di Mompracem, ha scritto: Avevo 23 anni quando caddi prigioniero del pirata Sandokan. E ancora: Io sono schiavo e compagno di Sandokan.
Si è inventato come personaggio dei suoi stessi romanzi. Lo scorridore, l’avventuriero, il pioniere, il condottiero. Il gioco può anche valere la candela.
Dice ancora Silvino Gonzato: Non è che sia un bugiardo, sembra di un altro mondo.
Sottoscrivo. E sì, il gioco può valere, finché il mondo non presenta il conto. Finché le parole sono passaporto e non prigione.
Era da tanto tempo che cercavo un blog come questo e finalmente l'ho trovato. E' un piccolo gioiello, complimenti! Si respira aria di saggezza qui :) mi sento nel mio mondo, perché scrivere emozioni attraverso l'uso delle parole è il mio "hobby" preferito! A presto.
RispondiEliminaGiulia
L'Odorosa Pantera