E dunque, bisognerà arrivare fino in Papua Nuova Guinea per trovare un posto davvero lontano, che non abbiamo ancora reso uguale a tutto il resto e anche a noi? Bisognerà fare così per smettere i panni del turista universale - che è sempre lo stesso come sono sempre gli stessi gli hamburger di McDonald's - e sentirsi un po' più viaggiatore?
E comunque, quanto durerà anche in Papua Nuova Guinea?
Sono queste le domande che accompagnano Lawrence Osborne in Il turista nudo (Adelphi), storia di un viaggio che approda a un fazzoletto di giungla e di mondo primitivo al termine di una sorta di cammino di espiazione attraverso un Oriente che non è più Oriente, semmai simulacro di Oriente a uso e consumo dei tour-operator.
Ed ecco dunque Dubai che è un grande shopping-centre dove anche la sabbia sembra finta; ecco Calcutta giungla di asfalto e traffico; ecco Bangkok con il suo straripante mercato del sesso; ecco Bali che prima di tutto è invenzione riuscita di tanta buona cultura europea....
Può piacere o non piacere, ma niente sembra salvarsi. Un tempo c'erano i continenti, c'erano terre diverse ed estranee. Oggi c'è l'Ovunque. E in questo ovunque troviamo gli stessi resort, le stesse merci, le stesse attrazioni per orde di vacanzieri....
Oppure no... Chi può dire, in effetti? Questo è un gran bel libro, ma non sarà che c'è anche un po' di puzza sotto il naso?
Certo, si può perdonare tutto a uno come Lawrence Osborne, che se la prende con gli scrittori di viaggio ma poi è un grandissimo scrittore di viaggio... Uno straordinario scrittore che sa narrare alla grande il suo viaggo... e in questo modo smonta proprio la sua tesi.
Perché l'ovunque sarà ovunque, ma poi quello che conta è il nostro modo di guardare e raccontare i posti. Di viverseli.
E per questo nemmeno importa arrivare in Papua Nuova Guinea. Una valle dell'Abruzzo, un canale di Olanda, può essere già molto, molto lontano.
Una piccola isola di parole nel grande oceano della rete per condividere libri e mondi
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