Il noir nasce quando il genere umano è spinto alla follia in un bar o nell'oscurità, descrive uomini e donne che la sorte ha spinto troppo in là, la cui vita si è contorta e deformata... Il noir esiste per far vedere agli uomini cos'è la vera disperazione: le piccole, buie stanze dell'esistenza dove ogni uscita è sbarrata
Ho consociuto Derek Raymond, diversi anni fa, sulle pagine di un libro - Aprile è il più crudele dei mesi - che avevo acquistato più che altro per il titolo, citazione di grande poesia piantata nel cuore di un noir. E non so se sia giusto considerarlo una sorta di James Ellroy inglese, non so in effetti se sia accettabile per qualsiasi scrittore la sarabanda delle comparazioni e degli accostamenti.
Ma quello che mi importa è che Derek Raymond è solo e soltanto Derek Raymond. Con le sue storie spietate che non sono solo sangue e morti ammazzati, che sono anche lirica dolente, bellezza annidata nello sporco della vita. Con il suo sguardo capace di sgretolare ogni ipocrisia e di andare al cuore delle cose. Con le sue parole come la partitura musicale di un balletto dove male e bene danzano insieme, più che intrecciati, confusi l'uno nell'altro.
Meridiano Zero, la casa editrice che in Italia ha proposto quest'autore, pubblica adesso Stanze nascoste, l'autobiografia. Non l'ho ancora letta, ma so qualcosa della vita di Derek Raymond, uomo perennemente in fuga, uomo che decise di nascondersi a se stesso (Derek Raymond, tra l'altro, è uno pseudonimo) e al destino che gli era stato assegnato. Uomo che è perfino troppo facile reclutare nella folta schiera degli scrittori maledetti, lui che si sottrasse agli agi famigliari e agli studi di Eton per vivere tra i miserabili, accompagnarsi a trafficanti e assassini, innamorarsi di prostitute e alcolizzate.
Troppo facile, davvero, per quest'uomo che nei bordelli e nei ghetti dava nuovi significati all'amato Shakespeare.
Racconta Giancarlo De Cataldo:
Qualcuno dubitava persino che fosse davvero uno scrittore, e non, per dire, un amabile vagabondo capitato lì per caso. Un giorno, gentile e vagamente distaccato, offrì una rosa a tutte le donne, signore e signorine, che incontrava. Poi, all'improvviso, scomparve. Era andato a rintanarsi, e questa volta per sempre, nelle sue stanze nascoste. Se lo cercate, è ancora lì. Con tutta la forza magnetica della sua scrittura unica e la sensualità della sua vita ambigua e disperata
Non cercate la sua biografia, in Stanze segrete. Cercate la sua vita, complicata e sfuggente, bella come un lampo nella tempesta.
Ho consociuto Derek Raymond, diversi anni fa, sulle pagine di un libro - Aprile è il più crudele dei mesi - che avevo acquistato più che altro per il titolo, citazione di grande poesia piantata nel cuore di un noir. E non so se sia giusto considerarlo una sorta di James Ellroy inglese, non so in effetti se sia accettabile per qualsiasi scrittore la sarabanda delle comparazioni e degli accostamenti.
Ma quello che mi importa è che Derek Raymond è solo e soltanto Derek Raymond. Con le sue storie spietate che non sono solo sangue e morti ammazzati, che sono anche lirica dolente, bellezza annidata nello sporco della vita. Con il suo sguardo capace di sgretolare ogni ipocrisia e di andare al cuore delle cose. Con le sue parole come la partitura musicale di un balletto dove male e bene danzano insieme, più che intrecciati, confusi l'uno nell'altro.
Meridiano Zero, la casa editrice che in Italia ha proposto quest'autore, pubblica adesso Stanze nascoste, l'autobiografia. Non l'ho ancora letta, ma so qualcosa della vita di Derek Raymond, uomo perennemente in fuga, uomo che decise di nascondersi a se stesso (Derek Raymond, tra l'altro, è uno pseudonimo) e al destino che gli era stato assegnato. Uomo che è perfino troppo facile reclutare nella folta schiera degli scrittori maledetti, lui che si sottrasse agli agi famigliari e agli studi di Eton per vivere tra i miserabili, accompagnarsi a trafficanti e assassini, innamorarsi di prostitute e alcolizzate.
Troppo facile, davvero, per quest'uomo che nei bordelli e nei ghetti dava nuovi significati all'amato Shakespeare.
Racconta Giancarlo De Cataldo:
Qualcuno dubitava persino che fosse davvero uno scrittore, e non, per dire, un amabile vagabondo capitato lì per caso. Un giorno, gentile e vagamente distaccato, offrì una rosa a tutte le donne, signore e signorine, che incontrava. Poi, all'improvviso, scomparve. Era andato a rintanarsi, e questa volta per sempre, nelle sue stanze nascoste. Se lo cercate, è ancora lì. Con tutta la forza magnetica della sua scrittura unica e la sensualità della sua vita ambigua e disperata
Non cercate la sua biografia, in Stanze segrete. Cercate la sua vita, complicata e sfuggente, bella come un lampo nella tempesta.
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