Internet è l'onda del futuro. Solo, non cercate di trovarci un lavoro
Parole come queste di Floyd Norris, giornalista del New York Times, sembrano suonare come una campana a morte per molte cose. Per i vecchi giornali di carta che erano la preghiera laica del mattino, indispensabili come un buon caffé. Per il mestiere di giornalista, in un mondo in cui tutti sembrano ormai in grado di produrre, rielaborare, condividere notizie. Per la stessa possibilità di vivere facendo informazione: paradosso di una società dell'informazione, così si definisce, dove proprio il valore dell'informazione vira drammaticamente verso lo zero.
Però non è questo quanto ci vuole spiegare Enrico Pedemonte, firma storica dell'Espresso e della Repubblica, uomo che di giornalismo ha vissuto e intende ancora vivere. Morte e resurrezione dei giornali. Chi li uccide, chi li salverà (Garzanti): già titolo e sottotitolo aiutano i più depressi e suggeriscono un futuro oltre disastro.
La crisi è anche possibilità. E c'è giornalismo perfino oltre i giornali. Certo non è che può arrivare come manna dal cielo. Ci vuole coraggio imprenditoriale, ci vuole innovazione, ci vuole una società consapevole che l'informazione è un bene quasi pubblico, su cui è importante investire.
E con le parole con cui Pedemonte conclude il libro:
La crisi dei giornali non è un dramma privato di editori e giornalisti, ma un problema della società civile. Che dovrebbe riappropriarsene
Parole come queste di Floyd Norris, giornalista del New York Times, sembrano suonare come una campana a morte per molte cose. Per i vecchi giornali di carta che erano la preghiera laica del mattino, indispensabili come un buon caffé. Per il mestiere di giornalista, in un mondo in cui tutti sembrano ormai in grado di produrre, rielaborare, condividere notizie. Per la stessa possibilità di vivere facendo informazione: paradosso di una società dell'informazione, così si definisce, dove proprio il valore dell'informazione vira drammaticamente verso lo zero.
Però non è questo quanto ci vuole spiegare Enrico Pedemonte, firma storica dell'Espresso e della Repubblica, uomo che di giornalismo ha vissuto e intende ancora vivere. Morte e resurrezione dei giornali. Chi li uccide, chi li salverà (Garzanti): già titolo e sottotitolo aiutano i più depressi e suggeriscono un futuro oltre disastro.
La crisi è anche possibilità. E c'è giornalismo perfino oltre i giornali. Certo non è che può arrivare come manna dal cielo. Ci vuole coraggio imprenditoriale, ci vuole innovazione, ci vuole una società consapevole che l'informazione è un bene quasi pubblico, su cui è importante investire.
E con le parole con cui Pedemonte conclude il libro:
La crisi dei giornali non è un dramma privato di editori e giornalisti, ma un problema della società civile. Che dovrebbe riappropriarsene
Secondo me sia i giornali che i internet sono egualmente importanti. I primi per riportare nella loro completezza le notizie, il secondo per spedire per il mondo informazioni essenziali in modo veloce. Sempre che non inventino degli schermi che anche dopo ore e ore do letture non affatichino gli occhi (e che internet diventi veramente accessibile a tutti, anche a livello economico) :-)
RispondiEliminaE.
Nella nostra società, credo, i media dovranno sempre più essere interdipendenti e collaborativi. E' inutile rimpiangere i lettori, come parlare, un giorno sì e l'altro pure, di un internet killer. I tempi mutano; così dovrebbe essere per gli strumenti che li raccontano.
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