Chiedersi come sia la biblioteca di uno scrittore è come immaginare che cosa mangia un cuoco o come si senta un regista quando va al cinema
Ha ragione Gabriele Romagnoli, che così su Repubblica comincia una sua inchiesta sulle biblioteche degli scrittori. Ha ragione ed è così, anche se tutto sommato tra lo scrittore e il cuoco ce ne corre. O almeno, sul cuoco mi viene meno da chiedermelo, perché immagino che ci possa essere un grande chef che si ciba al fast-food sotto casa, mentre non riesco a concepire un grande scrittore che non sia un grande lettore.
E figuratevi, mi interrogo sulle biblioteche dei miei conoscenti, entro in case che non conosco e spingo subito il mio sguardo verso gli scaffali, ma con gli scrittori la curiosità diventa più che curiosità.
L'altro giorno seguivo un'intervista televisiva di Andrea Camilleri e mi sono incollato allo schermo nel tentativo - riuscito a metà - di decifrare alcuni titoli nella libreria alle spalle. Solo per dire, ma il tema è decisamente intrigante, va davvero oltre la curiosità. Romagnoli lo spiega così:
C'è un rapporto diverso tra la libreria e il suo possessore quando, in altre stanze, altre case, la sua opera può farne parte
E io aggiungo che è vero anche il contrario. Perchè ciò che più mi intriga non sono i libri che lo scrittore riuscirà ad aggiungere alla sua libreria, ma i libri già sugli scaffali che in qualche modo riusciranno a far parte dei libri dello scrittore.
Ha ragione Gabriele Romagnoli, che così su Repubblica comincia una sua inchiesta sulle biblioteche degli scrittori. Ha ragione ed è così, anche se tutto sommato tra lo scrittore e il cuoco ce ne corre. O almeno, sul cuoco mi viene meno da chiedermelo, perché immagino che ci possa essere un grande chef che si ciba al fast-food sotto casa, mentre non riesco a concepire un grande scrittore che non sia un grande lettore.
E figuratevi, mi interrogo sulle biblioteche dei miei conoscenti, entro in case che non conosco e spingo subito il mio sguardo verso gli scaffali, ma con gli scrittori la curiosità diventa più che curiosità.
L'altro giorno seguivo un'intervista televisiva di Andrea Camilleri e mi sono incollato allo schermo nel tentativo - riuscito a metà - di decifrare alcuni titoli nella libreria alle spalle. Solo per dire, ma il tema è decisamente intrigante, va davvero oltre la curiosità. Romagnoli lo spiega così:
C'è un rapporto diverso tra la libreria e il suo possessore quando, in altre stanze, altre case, la sua opera può farne parte
E io aggiungo che è vero anche il contrario. Perchè ciò che più mi intriga non sono i libri che lo scrittore riuscirà ad aggiungere alla sua libreria, ma i libri già sugli scaffali che in qualche modo riusciranno a far parte dei libri dello scrittore.
a me piace immaginare, la biblioteca di uno scrittore, piena di libri consumati, letti e riletti ... con uno scaffale che prende tutta la parete di una sala e altri libri ancora sparsi ovunque ... :) anche perchè, come hai scritto tu, è un po' difficile immaginare che uno scrittore non sia prima di tutto un lettore :)
RispondiEliminaBravo Paolo, giusto commento. I libri che sono già sugli scaffali dello scrittore in qualche modo fanno parte anche dei libri che egli scrive.
RispondiEliminaTi smentisco invece sugli chef: ce ne sono tanti, tantissimi, che fuori dalla cucina mangiano autentiche porcherie.
Lo so che sa di mondano e terreno all'ennesima potenza, ma l'unico scrittore di cui sappia si può vedere la libreria con facilità è l'autrice americana Jackson Pearce. Scrive libri rivolti alle giovani generazioni e, se capite l'inglese, vi renderete conto di come la sua libreria sia un punto di partenza per quello che scrive e per la scrittrice che è diventata.
RispondiEliminaEcco il link:
http://www.youtube.com/watch?v=0UJ7HGJWk5k&feature=channel_video_title
Buona visione,
Ludo.