Non ho ancora letto La paura di Gabriel Chevallier, romanzo uscito in questi giorni per Adelphi e che due anni fa è stato salutato dalla critica francese come uno dei libri più belli e importanti sulla Grande Guerra.
Di certo lo leggerò, nonostante le perplessità - chiamiamole così - che più volte mi ha destato la critica francese. Lo leggerò perché provo ancora a fidarmi, ma soprattutto perché mi piace leggere libri che raccontano quello spaventoso massacro, per ricordare, per cercare di capire.
La cosa strana, però, è che questo libro non è di ora, anche se solo ora viene scoperto e apprezzato. E' del 1930: troppo tardi perché potesse inserirsi nella scia delle polemiche e delle accuse successive alla conclusione del conflitto, troppo presto per evitare di non essere travolto da un altro scenario internazionale - l'ascesa del nazismo - e quindi da altri venti di guerra.
Così a consacrare Chevallier con autore di indubbio spessore non fu questo romanzo di dolore, ma tutt'altro libro, Cochemerle, una sorta di sagra paesana da burla.
Troppo presto, troppo tardi. Anche un capolavoro, insomma, ha bisogno del tuo tempo. Forse anche un libro destinato magari a diventare un classico, sempre che non sia fermato da una falsa partenza, sempre che entri in scena con la battuta giusta.
La cosa mi fa pensare, come no. Libri senza tempo e libri fuori tempo massimo.
Di certo lo leggerò, nonostante le perplessità - chiamiamole così - che più volte mi ha destato la critica francese. Lo leggerò perché provo ancora a fidarmi, ma soprattutto perché mi piace leggere libri che raccontano quello spaventoso massacro, per ricordare, per cercare di capire.
La cosa strana, però, è che questo libro non è di ora, anche se solo ora viene scoperto e apprezzato. E' del 1930: troppo tardi perché potesse inserirsi nella scia delle polemiche e delle accuse successive alla conclusione del conflitto, troppo presto per evitare di non essere travolto da un altro scenario internazionale - l'ascesa del nazismo - e quindi da altri venti di guerra.
Così a consacrare Chevallier con autore di indubbio spessore non fu questo romanzo di dolore, ma tutt'altro libro, Cochemerle, una sorta di sagra paesana da burla.
Troppo presto, troppo tardi. Anche un capolavoro, insomma, ha bisogno del tuo tempo. Forse anche un libro destinato magari a diventare un classico, sempre che non sia fermato da una falsa partenza, sempre che entri in scena con la battuta giusta.
La cosa mi fa pensare, come no. Libri senza tempo e libri fuori tempo massimo.
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