No, è mia la sera. Mia.
Né dei fantasmi, né degli stupratori.
Non appartiene ai ladri.
Non è amica dell'omicida.
Per quanto il baro
possa farle gli occhi dolci,
gli negherà perfino una carezza.
Giorno di festa, oggi nella mia Firenze, giorno indolente che anticipa certe domeniche di agosto in città, caldo appiccicoso, poco o niente da fare, emozioni anestetizzate su un divano. Per fortuna può capitare di estrarre il libro giusto dal mucchio di tutto ciò che da tempo aspetta di essere letto. Una manciata di pagine in cui non cerco una trama o una storia. Cinquantadue poesie che mi restituiscono al sangue e alla vita. Che mi riportano alla notte, in quella notte che non mi fa paura, perché là c'incontro, c'è cammino, c'è possibilià, anche nel dolore.
Diciamolo, è anche per questo che non mi piacciono gli ebook. Perché senza la cara vecchia carta, senza questa pila di libri, non mi sarebbe capitato sotto gli occhi questo titolo, Dal marciapiede dei ricordi. Non sarei scivolato dalla copertina all'interno per trovare subito questa citazione di Charles Baudelaire che richiama i ricordi del marciapiede: Ho più ricordi che se avessi mille anni. E così non avrei avvertito qualcosa dentro come un brivido di dolorosa bellezza.
Max Condreas, questo è il nome del poeta. E' pubblicato dalla Perrone Lab nella collana La Luna e Gli Specchi diretta da Sandra Cervone. E c'è tutto, il cammino su questo marciapiede, con la notte squarciata dalla luce dei fanali, con i cocci di bottiglia a fare male e qualche stella lontana. Spleen da Ottocento francese e colonna sonora bebop da poeti della Beat generation. Pennellate di tristezza metropolitana e un sentimento che sa rinnovarsi.
Così mi sono risvegliato, sul divano della mia festa. E ho ritrovato il mio tempo.
Né dei fantasmi, né degli stupratori.
Non appartiene ai ladri.
Non è amica dell'omicida.
Per quanto il baro
possa farle gli occhi dolci,
gli negherà perfino una carezza.
Giorno di festa, oggi nella mia Firenze, giorno indolente che anticipa certe domeniche di agosto in città, caldo appiccicoso, poco o niente da fare, emozioni anestetizzate su un divano. Per fortuna può capitare di estrarre il libro giusto dal mucchio di tutto ciò che da tempo aspetta di essere letto. Una manciata di pagine in cui non cerco una trama o una storia. Cinquantadue poesie che mi restituiscono al sangue e alla vita. Che mi riportano alla notte, in quella notte che non mi fa paura, perché là c'incontro, c'è cammino, c'è possibilià, anche nel dolore.
Diciamolo, è anche per questo che non mi piacciono gli ebook. Perché senza la cara vecchia carta, senza questa pila di libri, non mi sarebbe capitato sotto gli occhi questo titolo, Dal marciapiede dei ricordi. Non sarei scivolato dalla copertina all'interno per trovare subito questa citazione di Charles Baudelaire che richiama i ricordi del marciapiede: Ho più ricordi che se avessi mille anni. E così non avrei avvertito qualcosa dentro come un brivido di dolorosa bellezza.
Max Condreas, questo è il nome del poeta. E' pubblicato dalla Perrone Lab nella collana La Luna e Gli Specchi diretta da Sandra Cervone. E c'è tutto, il cammino su questo marciapiede, con la notte squarciata dalla luce dei fanali, con i cocci di bottiglia a fare male e qualche stella lontana. Spleen da Ottocento francese e colonna sonora bebop da poeti della Beat generation. Pennellate di tristezza metropolitana e un sentimento che sa rinnovarsi.
Così mi sono risvegliato, sul divano della mia festa. E ho ritrovato il mio tempo.
Insieme alla pioggia,
in questo affilato pomeriggio,
sul marciapiede dei ricordi
danza tutta la mia vita
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