Come nell'Amleto, solo che il marcio non è in Danimarca, ma in una cittadina inglese che più inglese non si può, tanto che un bel pezzo della storia scivola nei pub. Come nell'Amleto, perché fin dall'inizio compare il Fantasma del Padre a svelare il suo assassinio e a chiedere vendetta, solo che qui non c'è Ofelia, non c'è Amleto e per la verità non c'è nemmeno Shakespeare.
Ci sono libri che ti deludono non per quello che sono ma per le aspettative che ti hanno alimentato, sarà per il titolo azzeccato, la copertina accattivante, l'idea che te ne sei fatta grazie a qualche recensione.
Non è un brutto libro, Il club dei padri estinti di Matt Haig, che qualcuno vorrebbe paragonare, per intensità e originalità, a Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte. Scorre che è un piacere, i dialoghi funzionano piuttosto bene, provi una necessaria simpatia per il ragazzino, l'undicenne Philip, e un'altrettanto necessaria avversione per lo zio Alan, l'omicida (non vi rivelo nulla, si sa fin dall'inizio).
Poi però quello che ti rimane tra le dita è niente. Sabbia che è scivolata via e qualche retropensiero su un tentativo malriuscito di costruire un caso editoriale. Nel caso, un pessimo servizio anche a Matt Haig.
E a proposito di libri originali, che giocano tra la sofferenza della morte e la possibilità di continuare un pezzo di strada con i cari defunti, volete mettere Alice Sebold e il suo Amabili resti?
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