Non mi piace la boxe, non capisco nulla di cricket, però sono sicuro che in giro ci sono degli splendidi libri ambientati in quei mondi, in grado di soddisfare anche il sottoscritto. E non importa che a voi il ciclismo resti del tutto indifferente, questo è un consiglio che vale per tutti: Coppi e Bartali di Curzio Malaparte, ripubblicato qualche tempo fa da Adelphi, è un piccolo gioiello che regala più di quanto promette.
A riprova che quello che conta davvero, non è dove si dirige l'attenzione, ma la capacità di guardare, di scavare un senso, di trovare le parole giuste.
Curzio Malaparte, dunque, ai tempi in cui il ciclismo era un grande passione popolare a cui davano voce le migliori firme italiane. Curzio Malaparte e i due campioni, non per raccontare una storia di sport, ma per raccontare l'Italia di allora, e ancora di più, due visioni del mondo, due modi di dare un senso al nostro vivere su questa terra.
Va lontano, il grande Malaparte. Nelle pedalate dei due campioni vede scelte di campo filosofiche, mica scherzi:
Questa rivalità rappresenta uno degli aspetti più moderni della disputa fra credenti e liberi pensatori. Gino è figlio della fede. Fausto è figlio dle libero pensiero
E vai, per le salite dei Pirenei, come se fossero i più impervi interrogativi dell'uomo. Lo scetticismo degli illuministi e la Provvidenza dei timorati. La solitudine e il desiderio di appartenenza. I valori contadini e il nuovo mondo dell'industria.
L'Italia di allora, l'Italia di oggi, forse. Più precisamente: l'Italia - nel suo cuore popolare e autentico - che vorrei ancora oggi in movimento per le strade del paese. Divisa e unita. Diversa e capace di stupefacenti sintonie.
Perchè dice Malaparte:
Per quale ragione Gino e Fausto dovrebbero odiarsi? Non corrono mica sulla stessa bicicletta
E ancora di più diceva Gino:
Quando è morto Fausto, è morta metà di me
Due metà si possono rimettere insieme e tirarne fuori qualcosa di buono. Basta che siano fatte della stessa pasta. Più difficile oggi, certo, con le mille tessere di un puzzle fatto più di interessi che di valori.
A riprova che quello che conta davvero, non è dove si dirige l'attenzione, ma la capacità di guardare, di scavare un senso, di trovare le parole giuste.
Curzio Malaparte, dunque, ai tempi in cui il ciclismo era un grande passione popolare a cui davano voce le migliori firme italiane. Curzio Malaparte e i due campioni, non per raccontare una storia di sport, ma per raccontare l'Italia di allora, e ancora di più, due visioni del mondo, due modi di dare un senso al nostro vivere su questa terra.
Va lontano, il grande Malaparte. Nelle pedalate dei due campioni vede scelte di campo filosofiche, mica scherzi:
Questa rivalità rappresenta uno degli aspetti più moderni della disputa fra credenti e liberi pensatori. Gino è figlio della fede. Fausto è figlio dle libero pensiero
E vai, per le salite dei Pirenei, come se fossero i più impervi interrogativi dell'uomo. Lo scetticismo degli illuministi e la Provvidenza dei timorati. La solitudine e il desiderio di appartenenza. I valori contadini e il nuovo mondo dell'industria.
L'Italia di allora, l'Italia di oggi, forse. Più precisamente: l'Italia - nel suo cuore popolare e autentico - che vorrei ancora oggi in movimento per le strade del paese. Divisa e unita. Diversa e capace di stupefacenti sintonie.
Perchè dice Malaparte:
Per quale ragione Gino e Fausto dovrebbero odiarsi? Non corrono mica sulla stessa bicicletta
E ancora di più diceva Gino:
Quando è morto Fausto, è morta metà di me
Due metà si possono rimettere insieme e tirarne fuori qualcosa di buono. Basta che siano fatte della stessa pasta. Più difficile oggi, certo, con le mille tessere di un puzzle fatto più di interessi che di valori.
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