Trieste, quante cose che è per me Trieste, anche se non conosco bene Trieste, anche se in tutta la mia vita ci sarò stato solo una manciata di giorni. I palazzi degli Asburgo e le poesie di Umberto Saba, le maglie della Triestina e i traffici dei container, Italo Svevo e Claudio Magris, gli scacchi al Caffé San Marco e la frontiera che c'è stata, che non c'è più, che forse c'è ancora.... quante cose che è Trieste, centro e periferia, mare e cuore d'Europa, luogo dell'anima e nostalgia....
Trieste è anche qualcosa di indefinibile, sfuggente, che forse ha a che vedere con il tempo, con la storia, anzi con la Storia, quella con la esse maiuscola, solo che è uno sbaglio, quella Esse maiuscola, perché poi il fiume degli eventi si spezza in mille rivoli, traccia i corsi delle singole vite, le segna e le porta via.
Forse è davvero il tempo che trascorre, a fare Trieste di Trieste. E per me, fiorentino, non è facile capirla, io che abito una città dal passato grande e statico. A Trieste, mi sa, il tempo si manifesta davvero come quel fiume, che passa e si lascia i suoi detriti.
Difficile capirla, ma poi per fortuna ti arriva tra le mani un libro come Trieste è un'altra di Pietro Spirito, giornalista e scrittore che Trieste la ama e la sa raccontare. Non un libro di storia, non una guida - non per caso è l'ultimo titolo della collana Le non guide di Mauro Pagliai - piuttosto un reportage, piuttosto un viaggio nella città e nel suo universo, una peregrinazione, una scommessa.
Una giornata errabonda in motocicletta, toccando i luoghi silenziosi e nascosti che possono svelare l'enigma Trieste. Chilometri e curiosità. L'itinerario di un Ulisse - più nel senso di James Joyce, per l'appunto triestino per elezione, che di Omero - di un Ulisse che cerca di restituire il tempo alla sua città. E nessuna delle cose che vi suggerirà l'Azienda di promozione turistica: magazzini dello scalo marittimo, invece, valichi di confine, negozi all'ingrosso, stazioni ferroviarie abbandonate...
Eppure ogni tessera va al suo posto, la mappa si ricompone, il segreto rimane, ma come un amico che ti fa compagnia.
Bello, sorprendente questo libro di Pietro Spirito. Buono per chi Trieste non la conosce e forse non la conoscerà mai. Tanto Trieste è già orizzonte che si schiude, davanti a chiunque non si neghi al tempo e alle sue storie.
Trieste è anche qualcosa di indefinibile, sfuggente, che forse ha a che vedere con il tempo, con la storia, anzi con la Storia, quella con la esse maiuscola, solo che è uno sbaglio, quella Esse maiuscola, perché poi il fiume degli eventi si spezza in mille rivoli, traccia i corsi delle singole vite, le segna e le porta via.
Forse è davvero il tempo che trascorre, a fare Trieste di Trieste. E per me, fiorentino, non è facile capirla, io che abito una città dal passato grande e statico. A Trieste, mi sa, il tempo si manifesta davvero come quel fiume, che passa e si lascia i suoi detriti.
Difficile capirla, ma poi per fortuna ti arriva tra le mani un libro come Trieste è un'altra di Pietro Spirito, giornalista e scrittore che Trieste la ama e la sa raccontare. Non un libro di storia, non una guida - non per caso è l'ultimo titolo della collana Le non guide di Mauro Pagliai - piuttosto un reportage, piuttosto un viaggio nella città e nel suo universo, una peregrinazione, una scommessa.
Una giornata errabonda in motocicletta, toccando i luoghi silenziosi e nascosti che possono svelare l'enigma Trieste. Chilometri e curiosità. L'itinerario di un Ulisse - più nel senso di James Joyce, per l'appunto triestino per elezione, che di Omero - di un Ulisse che cerca di restituire il tempo alla sua città. E nessuna delle cose che vi suggerirà l'Azienda di promozione turistica: magazzini dello scalo marittimo, invece, valichi di confine, negozi all'ingrosso, stazioni ferroviarie abbandonate...
Eppure ogni tessera va al suo posto, la mappa si ricompone, il segreto rimane, ma come un amico che ti fa compagnia.
Bello, sorprendente questo libro di Pietro Spirito. Buono per chi Trieste non la conosce e forse non la conoscerà mai. Tanto Trieste è già orizzonte che si schiude, davanti a chiunque non si neghi al tempo e alle sue storie.
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