Come abitanti di Palaja eravamo la retroguardia, lo si capiva fin dall'inizio.L'atlante si apriva con lo Scania, in scala gigante, tutta costellata di trattini rossi che rappresentavano le strade e di pallini neri che indicavano i centri abitati. Seguivano le altre regioni in scala regolare, salendo sempre più a nord man mano che si sfogliava il libro. Per ultimo veniva il Norrland settentrionale, riprodotto in scala extra-ridotta per riuscire a entrare nella pagina, e con a malapena qualche trattino e pallino. Quasi in cima alla carta c'era Pajala, circondata da una tundra marroncina, ed era lì che vivevamo noi
Palaja, al Nord del Nord. Terra immensa che si fa fatica a racchiudere in una pagina dell'atlante, terra di distanze e di vuoto in mezzo. Terra che è facile dimenticare, tanto che vuoi che ci sia laggiù, se non neve e silenzio e manciate di uomini che non si capisce nemmeno bene di cosa vivono.
Palaja, per di più non oggi che certe cose sono più facili, perché si accende un monitor e ci si affaccia su un mondo di cui è evidente che si fa parte. No, Palaja agli inizi degli anni Settanta. Quando hanno appena cominciato ad asfaltare le strade.
Solo che con le strade capita che possa arrivare qualcos'altro. Magari un 45 giri - chi sa oggi cosa erano i 45 giri? - con una canzone dei Beatles o del grande Elvis. Che musica quella musica. Note che hanno attraversato il mondo, saltato ogni confine, attraversato la tundra come un lupo solitario, per arrivare quassù, a Palaja. Per arrivare e prendere domicilio nei cuori di alcuni ragazzi.
Tenero, divertente, spiazzante, anche un po' acerbo, questo Musica rock da Vittula di Mikael Niemi, enorme successo in Svezia, decisamente meno qui in Italia, dove, è chiaro, lo ha pubblicato Iperborea.
Raccomandato a chi non è convinto che la letteratura da export della Svezia debba essere sempre e comunque gialla - ovviamente gialla scandinava. Raccomandato a chi subodora che un romanzo del Nord non debba raccontare solo di coriacei taglialegna, di renne, di vokda a fiumi. Raccomandato a chi lo sa già che una storia di giovani e rock non debba per forza essere ambientata in una periferia di Londra o di Manchester, perché ovunque va bene.
Palaja, al Nord del Nord. Terra immensa che si fa fatica a racchiudere in una pagina dell'atlante, terra di distanze e di vuoto in mezzo. Terra che è facile dimenticare, tanto che vuoi che ci sia laggiù, se non neve e silenzio e manciate di uomini che non si capisce nemmeno bene di cosa vivono.
Palaja, per di più non oggi che certe cose sono più facili, perché si accende un monitor e ci si affaccia su un mondo di cui è evidente che si fa parte. No, Palaja agli inizi degli anni Settanta. Quando hanno appena cominciato ad asfaltare le strade.
Solo che con le strade capita che possa arrivare qualcos'altro. Magari un 45 giri - chi sa oggi cosa erano i 45 giri? - con una canzone dei Beatles o del grande Elvis. Che musica quella musica. Note che hanno attraversato il mondo, saltato ogni confine, attraversato la tundra come un lupo solitario, per arrivare quassù, a Palaja. Per arrivare e prendere domicilio nei cuori di alcuni ragazzi.
Tenero, divertente, spiazzante, anche un po' acerbo, questo Musica rock da Vittula di Mikael Niemi, enorme successo in Svezia, decisamente meno qui in Italia, dove, è chiaro, lo ha pubblicato Iperborea.
Raccomandato a chi non è convinto che la letteratura da export della Svezia debba essere sempre e comunque gialla - ovviamente gialla scandinava. Raccomandato a chi subodora che un romanzo del Nord non debba raccontare solo di coriacei taglialegna, di renne, di vokda a fiumi. Raccomandato a chi lo sa già che una storia di giovani e rock non debba per forza essere ambientata in una periferia di Londra o di Manchester, perché ovunque va bene.
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