Mi sono avvicinato a Negoziando con le ombre di Margaret Atwood (Ponte alle Grazie) con circospezione, anzi, diciamolo pure, con
la diffidenza di chi teme un libro per addetti ai lavori - roba da chi
esercita il mestiere o la passione della critica.
Lo sapevo, lo avevo letto su qualche giornale: non si trattava di lezioni, per di più pronunciate da un podio importante? Cosa avrei dovuto aspettarmi, se non ragionamenti coriacei e magari anche paludati?
E magari c'era pure da temere l'operazione commerciale, l'occasione colta al volto dall'editore che intende sfruttare la notorietà di un'autrice fortunata.
Poi entri in quelle pagine ed è un momento farsi catturare.
Perchè qui c'è grande, raffinata cultura, senza pedanteria. C'è un discorso che si fa alto e coinvolgente, capace di dirti molto sul dono della parola e su quelle ombre che accompagnano sempre l'avventura di chi si sfida con la scrittura... Una sorpresa, una bella sorpresa, nel grande mare dell'editoria.
Lo sapevo, lo avevo letto su qualche giornale: non si trattava di lezioni, per di più pronunciate da un podio importante? Cosa avrei dovuto aspettarmi, se non ragionamenti coriacei e magari anche paludati?
E magari c'era pure da temere l'operazione commerciale, l'occasione colta al volto dall'editore che intende sfruttare la notorietà di un'autrice fortunata.
Poi entri in quelle pagine ed è un momento farsi catturare.
Perchè qui c'è grande, raffinata cultura, senza pedanteria. C'è un discorso che si fa alto e coinvolgente, capace di dirti molto sul dono della parola e su quelle ombre che accompagnano sempre l'avventura di chi si sfida con la scrittura... Una sorpresa, una bella sorpresa, nel grande mare dell'editoria.
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