Chateuabriand è quello della bistecca?
Comincia con questa domanda irriverente, però poi sono ben altre le domande che si pone e pone Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand, il bel libro di Stenio Solinas proposto dall'editore Vallecchi. Domande che solo incidentalmente hanno a che vedere con la gastronomia e molto invece con il nostro cammino nel mondo.
Libro inaspettato, questo, libro da ascrivere nell'elenco sempre un po' avaro delle belle sorprese. Libro allo stesso tempo denso e leggero, e che è molte cose, saggio, reportage, racconto di viaggio, riflessione sui fatti della vita e della storia.
Libro che ha a che vedere con la passione giovanile per il visconte Francois-Auguste de Chateaubriand, letterato, intellettuale a cavallo tra due secoli, tra due epoche, ultimo dei classici, primo dei romantici, uomo immerso nelle vicende della storia eppure irrevocabilmente esule della storia.
Controrivoluzionario che celebra il passato e lo sotterra, eroe per caso dei tanti nostalgici che non gli legavano le scarpe, solitario tra i solitari che si dava già per morto mentre si lasciava portar via da una piena di emozioni e passioni, tanto da raccontare la sua vita come se fosse morto, nel suo straordinario Memorie d'Oltretomba.
Con tutto questo, chi legge oggi Chateaubriand? Chi lo conosce?
Pensare che il suo viaggio fino a Gerusalemme, che Solinas oggi ripercorre, ha segnato anche la nascita della moderna narrativa di viaggio.
Il fascino di questo libro è anche questo, imbattersi in un uomo dei nostri tempi, penso ora a Solinas, che, prima ancora di scrivere un libro, ha intrattenuto un dialogo fitto fitto con un uomo di due secoli fa, indagando nelle pieghe della sua vita, lasciandosi conquistare dalle sue parole.
Mi intriga quel ragazzino che teneva questo autore scampato alla ghigliottina nel posto di onore della sua libreria, che passava le serate rincorrendo le sue righe. Succede che da predilezioni come queste, o anche più strampalate, discenda qualcosa di buono per la vita.
Un libro, magari. Oppure una bistecca come il visconte comandava.
Comincia con questa domanda irriverente, però poi sono ben altre le domande che si pone e pone Da Parigi a Gerusalemme. Sulle tracce di Chateaubriand, il bel libro di Stenio Solinas proposto dall'editore Vallecchi. Domande che solo incidentalmente hanno a che vedere con la gastronomia e molto invece con il nostro cammino nel mondo.
Libro inaspettato, questo, libro da ascrivere nell'elenco sempre un po' avaro delle belle sorprese. Libro allo stesso tempo denso e leggero, e che è molte cose, saggio, reportage, racconto di viaggio, riflessione sui fatti della vita e della storia.
Libro che ha a che vedere con la passione giovanile per il visconte Francois-Auguste de Chateaubriand, letterato, intellettuale a cavallo tra due secoli, tra due epoche, ultimo dei classici, primo dei romantici, uomo immerso nelle vicende della storia eppure irrevocabilmente esule della storia.
Controrivoluzionario che celebra il passato e lo sotterra, eroe per caso dei tanti nostalgici che non gli legavano le scarpe, solitario tra i solitari che si dava già per morto mentre si lasciava portar via da una piena di emozioni e passioni, tanto da raccontare la sua vita come se fosse morto, nel suo straordinario Memorie d'Oltretomba.
Con tutto questo, chi legge oggi Chateaubriand? Chi lo conosce?
Pensare che il suo viaggio fino a Gerusalemme, che Solinas oggi ripercorre, ha segnato anche la nascita della moderna narrativa di viaggio.
Il fascino di questo libro è anche questo, imbattersi in un uomo dei nostri tempi, penso ora a Solinas, che, prima ancora di scrivere un libro, ha intrattenuto un dialogo fitto fitto con un uomo di due secoli fa, indagando nelle pieghe della sua vita, lasciandosi conquistare dalle sue parole.
Mi intriga quel ragazzino che teneva questo autore scampato alla ghigliottina nel posto di onore della sua libreria, che passava le serate rincorrendo le sue righe. Succede che da predilezioni come queste, o anche più strampalate, discenda qualcosa di buono per la vita.
Un libro, magari. Oppure una bistecca come il visconte comandava.
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