Quasi per caso qualche tempo fa ebbi l'occasione di presentare alla libreria Edison di
Firenze Nella pancia della bestia. Dritte e rovesci sulla vita a New
York (Vivalda edizioni), di Michele Molinari, giornalista e fotografo
che New York la conosce come le sue tasche, perché in questa città ci ha
abitato per molti anni, raccontandocela poi su molte testate. Ve lo voglio segnalare di nuovo.
Credevo fosse l'ennesimo libro sulla Grande Mela, mi sbagliavo.
Questo libro è qualcosa di più e di diverso. Non una guida o un saggio. Piuttosto letteratura di viaggio, di quella buona. Viaggio, anche se in realtà queste pagine non raccontano un itinerario, ma piuttosto l'esperienza di un soggiorno: tanto si sa, il viaggio non dipende dai chilometri, ma dalla capacità di vivere e aprirsi all'esperienza quando ci si si muove in un'altra realtà.
E' un'esperienza fortemente soggettiva, che dipende dagli occhi con cui si guardano le cose, piuttosto che dalle cose che abbiamo davanti a noi. Che poi sono sempre di più di quelle che si guardano e poi si raccontano.
Dipende dal nostro sguardo,appunto. E Michele ci fa vedere una New York insolita, per niente scontata, godibile sia per chi c'è stato che per chi, come il sottoscritto, non c'è mai stato.
E' un libro divertente, curioso, perché Michele stesso è animato da valanghe di curiosità. Divertente ma anche pieno di una strana poesia metropolitana.
E poi diciamocelo, volenti o nolenti, ci sono città che appartengono a tutti, come isole di un pianeta virtuale abitato da comunità appartenenti a tutto il pianeta.
Lo dice Michele e io, grazie alle sue pagine, mi sono sentito un pochino di più un cittadino virtuale di New York.
Credevo fosse l'ennesimo libro sulla Grande Mela, mi sbagliavo.
Questo libro è qualcosa di più e di diverso. Non una guida o un saggio. Piuttosto letteratura di viaggio, di quella buona. Viaggio, anche se in realtà queste pagine non raccontano un itinerario, ma piuttosto l'esperienza di un soggiorno: tanto si sa, il viaggio non dipende dai chilometri, ma dalla capacità di vivere e aprirsi all'esperienza quando ci si si muove in un'altra realtà.
E' un'esperienza fortemente soggettiva, che dipende dagli occhi con cui si guardano le cose, piuttosto che dalle cose che abbiamo davanti a noi. Che poi sono sempre di più di quelle che si guardano e poi si raccontano.
Dipende dal nostro sguardo,appunto. E Michele ci fa vedere una New York insolita, per niente scontata, godibile sia per chi c'è stato che per chi, come il sottoscritto, non c'è mai stato.
E' un libro divertente, curioso, perché Michele stesso è animato da valanghe di curiosità. Divertente ma anche pieno di una strana poesia metropolitana.
E poi diciamocelo, volenti o nolenti, ci sono città che appartengono a tutti, come isole di un pianeta virtuale abitato da comunità appartenenti a tutto il pianeta.
Lo dice Michele e io, grazie alle sue pagine, mi sono sentito un pochino di più un cittadino virtuale di New York.
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