Chissà che cosa dirà il suo nome ai ragazzi di oggi. Per sarà sempre una leggenda: Rin-Tin-Tin, il pastore tedesco che con le sue avventure animava i miei pomeriggi di adolescente, alla tv dopo i compiti a casa, il cane a cui gli uomini assegnarono l'Oscar e in seguito glielo ritirarono, perché se un cane era meglio degli altri attori era segno che gli altri attori erano peggio che cani.
La sua storia è stata recentemente raccontata da una scrittrice americana, Susan Orlean, e ripresa in Italia da Vittorio Zucconi. Ed è una storia sorprendente, che si intreccia, figurarsi, con gli orrori della Grande Guerra.
Prima di tutto Rin-Tin-Tin era il nome che i francesi avevano dato a un pupazzetto portafortuna. Donne e bambini lo regalavano ai loro uomini in partenza per il fronte. Cosa da niente, un acquisto da otto franchi, ma con esso si regalava un'impagabile speranza: quella di potersi rivedere e riabbracciare. Chissà se quel pupazzetto, nelle attese in trincea, non aiutasse perfino a tornare indietro con la fantasia, ai giorni dell'infanzia senza guerra.
Nel 1918 sbarcò in Francia un soldato americano e anche lui ebbe il suo pupazzetto. Un giorno lo stesso soldato si imbattè in un canile tedesco bombardato, trovò una nidiata di lupacchiotti affamati e impauriti. Uno lo chiamò Rin-Tin-Tin e se lo portò con lui in America.
Cominciò così la storia dell'attore a quattro zampe: molto migliore non solo di tanti attori di Hollywood, ma di tutti coloro che nel sangue della Grande Guerra si erano disinvoltamente tuffati.
La sua storia è stata recentemente raccontata da una scrittrice americana, Susan Orlean, e ripresa in Italia da Vittorio Zucconi. Ed è una storia sorprendente, che si intreccia, figurarsi, con gli orrori della Grande Guerra.
Prima di tutto Rin-Tin-Tin era il nome che i francesi avevano dato a un pupazzetto portafortuna. Donne e bambini lo regalavano ai loro uomini in partenza per il fronte. Cosa da niente, un acquisto da otto franchi, ma con esso si regalava un'impagabile speranza: quella di potersi rivedere e riabbracciare. Chissà se quel pupazzetto, nelle attese in trincea, non aiutasse perfino a tornare indietro con la fantasia, ai giorni dell'infanzia senza guerra.
Nel 1918 sbarcò in Francia un soldato americano e anche lui ebbe il suo pupazzetto. Un giorno lo stesso soldato si imbattè in un canile tedesco bombardato, trovò una nidiata di lupacchiotti affamati e impauriti. Uno lo chiamò Rin-Tin-Tin e se lo portò con lui in America.
Cominciò così la storia dell'attore a quattro zampe: molto migliore non solo di tanti attori di Hollywood, ma di tutti coloro che nel sangue della Grande Guerra si erano disinvoltamente tuffati.
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