E dunque la notizia è questa, gli scrittori di classifica non solo si sono messi a scrivere racconti, ma con i racconti scalano le classifiche. La lista è lunga, Alessandro Baricco, Sandro Veronesi, Niccolò Ammaniti, per non dire di Nathan Englander e Don DeLillo, ma con gli autori di oltre oceano la cosa spicca meno, in fondo da là sono arrivati anche Raymond Carver e Alice Munro in anni in cui gli editori italiani giuravano e spergiuravano che i racconti non vendevano, assolutamente no.
A dirci che qualcosa è cambiato è Stefano Bartezzaghi, su Repubblica:
La notizia, allora, non è tanto di ordine letterario quanto di ordine editoriale; commerciale, se vogliamo proprio spoetizzarci. Per la prima volta le raccolte di racconti vanno in classifica, e non sono più considerate le cenerentole dell'editore.
Su come andrà la cosa per gli editori, non so. Però mi piace questa onda lunga della scrittura corta. Mi piace che i libri non siamo più selezionati e giudicati a peso. E che semmai, contenuti in una manciata di pagine, senza l'imperativo di sommergerci sotto una valanga di parole, possano aiutarci a riscoprire il piacere raro della lettura lenta, riflessiva, magnificamente pigra.
A dirci che qualcosa è cambiato è Stefano Bartezzaghi, su Repubblica:
La notizia, allora, non è tanto di ordine letterario quanto di ordine editoriale; commerciale, se vogliamo proprio spoetizzarci. Per la prima volta le raccolte di racconti vanno in classifica, e non sono più considerate le cenerentole dell'editore.
Su come andrà la cosa per gli editori, non so. Però mi piace questa onda lunga della scrittura corta. Mi piace che i libri non siamo più selezionati e giudicati a peso. E che semmai, contenuti in una manciata di pagine, senza l'imperativo di sommergerci sotto una valanga di parole, possano aiutarci a riscoprire il piacere raro della lettura lenta, riflessiva, magnificamente pigra.
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