lunedì 6 agosto 2012

Un buon libro per rapirti dal mondo

E' un libro che non ho letto, di un autore che non mi piace particolarmente, ma davvero non importa. Quella che qualche giorno fa ci ha regalato Gabriele Romagnoli sulle pagine di Repubblica non è una recensione, è un'esperienza di lettura. Il titolo - Quando la voce di un libro ti rapisce dal mondo - tdice già tutto.

Racconta Romagnoli di avere acquistato Il senso di una fine di Julian Barnes non per caso, e nemmeno per scelta, piuttosto solo grazie al caldo suggerimento di un libraio capace di vincere qualche sua  diffidenza. Cosa che, per inciso, mi inviterebbe ai soliti miei discorsi sulle care vecchie librerie, che niente e nessuno potrà decentemente rimpiazzare. Ma questo è un altro discorso.

Racconta Romagnoli che quella sera aveva una cena prenotata, solo che verso le sette si era sdraiato sul divano e aveva attaccato il libro. Più tardi il telefono aveva cominciato a squillare, invano.


Non potevo ascoltare nessuno: avevo trovato una voce.

Quella sera Romagnoli non uscì. Saltò la cena. Era stato davvero rapito dal mondo, anche se presumibilmente il mondo era in quelle pagine.


Era notte quando ho finito di leggere. Il telefono aveva smesso di suonare. La tavola a cui non mi ero seduto era stata sparecchiata. Mi sono alzato e sono andato alla finestra.

E mi piace anche questo movimento, che anch'io ho fatto altre volte, finito un libro. Andare alla finestra, come se in questo modo si dicesse al mondo: ci sono, sono tornato.

Auguro a tutti voi di trovare tante voci così, questa estate. Di sparire al mondo e riaffacciarvi solo dopo un po' alla finestra.




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