Se sapessi che splendidi panorami contemplo dalla mia finestra e che piacere provo a veder crescere i cavoli che ho piantato, non mi rifaresti simili richieste.
In questa risposta mi sono imbattuto l'altro giorno solo per caso, leggendo la splendida rivista Storica. Un po' me ne vergogno, ma non credo sia solo colpa mia, se oggi sono trascurate parole così. Parole che non sono di un contadino tra i tanti, ma di Diocleziano. Cioé di colui che è passato alla storia come uno dei più grandi imperatori dell'antica Roma, benché le persecuzioni contro i cristiani abbiano finito per metterne in ombra le straordinarie doti.
Parla di panorami dalla finestra, non di terre conquistate, Diocleziano. Di cavoli, non di legioni.
Per dirla tutta, Diocleziano, il grande imperatore, a un certo punto aveva deciso di abdicare, dopo 20 anni di potere assoluto in cui era riuscito a riorganizzare l'Impero, ponendo fine alla "grande anarchia" del III secolo.
Aveva finito il suo compito. Aveva deciso di abbandonare, senza esserne costretto. Così, semplicemente, depose le insegne imperiali e si ritirò in un palazzo a Spalato, in Dalmazia, sua terra natale.
Quando gli chiesero di ritornare sui suoi passi, perché c'era bisogno di lui, perché c'era aria di nuove turbolenze poltiche, lui rispose così: con il piacere di vedere crescere i cavoli piantati.
Più grande ancora nell'abbandonare il potere che nell'esercitarlo, Diocleziano. E come mi dispiace aver incontrato solo ora le sue parole.
Così inverosimili, così sane, in questa nostra Italia dove si resta aggrappati a tutto, dove le dimissioni sono ammissione di colpa e dove la colpa, semmai, prelude alla promozione.
In questa risposta mi sono imbattuto l'altro giorno solo per caso, leggendo la splendida rivista Storica. Un po' me ne vergogno, ma non credo sia solo colpa mia, se oggi sono trascurate parole così. Parole che non sono di un contadino tra i tanti, ma di Diocleziano. Cioé di colui che è passato alla storia come uno dei più grandi imperatori dell'antica Roma, benché le persecuzioni contro i cristiani abbiano finito per metterne in ombra le straordinarie doti.
Parla di panorami dalla finestra, non di terre conquistate, Diocleziano. Di cavoli, non di legioni.
Per dirla tutta, Diocleziano, il grande imperatore, a un certo punto aveva deciso di abdicare, dopo 20 anni di potere assoluto in cui era riuscito a riorganizzare l'Impero, ponendo fine alla "grande anarchia" del III secolo.
Aveva finito il suo compito. Aveva deciso di abbandonare, senza esserne costretto. Così, semplicemente, depose le insegne imperiali e si ritirò in un palazzo a Spalato, in Dalmazia, sua terra natale.
Quando gli chiesero di ritornare sui suoi passi, perché c'era bisogno di lui, perché c'era aria di nuove turbolenze poltiche, lui rispose così: con il piacere di vedere crescere i cavoli piantati.
Più grande ancora nell'abbandonare il potere che nell'esercitarlo, Diocleziano. E come mi dispiace aver incontrato solo ora le sue parole.
Così inverosimili, così sane, in questa nostra Italia dove si resta aggrappati a tutto, dove le dimissioni sono ammissione di colpa e dove la colpa, semmai, prelude alla promozione.
beh, qui dalle nostre parti e' comune "farsi i cavoli propri"....
RispondiEliminaOra sai da dove origina quest'espressione...
I cittadini italiani , nella loro maggioranza , non sono in grado di capire questo semplicissimo scritto , occupati a ascoltare tv di regimi non italiani , giornalisti venduti e propaganda che esalta corrotti e corruttori
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