Sono convinto che se viviamo un decimale è già tanto: il resto è un infinito evanescente che solo gli pscicanalisti e certi scrittori inglesi reputano loro compito ricondurre a una certa, definitiva chiarezza.
Per come la vedio io, a chi scrive libri spetterebbe piuttosto ritrarre l'imprendibilità di quell'infinito, una cosa simile al rendere permanente in un quadro il riflesso in una pozzanghera o eterno, in una pagina, il momentaneo passaggio di un velo di nebbia su un lago.
Ho in mente quelle frasi di Céline, che muoiono a metà e se la cavano con tre puntini di sospensione: nella loro indigenza, sono la figura di tutto quello per cui mi verrebbe da utilizzare il termine "letteratura".
Proprio perché il vuoto in cui si perdono è il vuoto pieno di fantasmi in cui effettivamente accadono i nostri gesti, che non sono mai finiti, ma sempre seguiti da puntini di sospensione (di solito ci pensano gli altri a cercare di completarli e questo è quel che definiamo "avere delle relazioni").
(Alessandro Baricco, parlando di Chesil Beach di Ian MacEwan su Repubblica)
Per come la vedio io, a chi scrive libri spetterebbe piuttosto ritrarre l'imprendibilità di quell'infinito, una cosa simile al rendere permanente in un quadro il riflesso in una pozzanghera o eterno, in una pagina, il momentaneo passaggio di un velo di nebbia su un lago.
Ho in mente quelle frasi di Céline, che muoiono a metà e se la cavano con tre puntini di sospensione: nella loro indigenza, sono la figura di tutto quello per cui mi verrebbe da utilizzare il termine "letteratura".
Proprio perché il vuoto in cui si perdono è il vuoto pieno di fantasmi in cui effettivamente accadono i nostri gesti, che non sono mai finiti, ma sempre seguiti da puntini di sospensione (di solito ci pensano gli altri a cercare di completarli e questo è quel che definiamo "avere delle relazioni").
(Alessandro Baricco, parlando di Chesil Beach di Ian MacEwan su Repubblica)
Nessun commento:
Posta un commento