Potrei raccontare come Venezia rubi ai suoi abitanti ogni giorno un poco di anima mentre è accarezzata con lo sguardo. Sonnecchia ma sta in agguato e io che ho mille domande e mille risposte diverse, cerco di farla mia.
Si può davvero dire qualcosa di nuovo e di diverso su Venezia, la città senza uguali, la città che milioni e milioni di turisti visitano ogni anno rubandole un pizzico di anima in cambio di qualche conto salato? Si può davvero lasciarci alle spalle ciò che è noto, che è visto e stravisto, ciò che è calca, confusione, ritmo incalzante di guide, scatti fotografici, acquisti di souvenir, per cogliere qualcosa che non sia un'inquadratura da cartolina?
Se c'era una possibilità Claudio Nobbio è riuscita a coglierla con Sopra l'acqua e sugli alberi, ultima in ordine di apparizione delle Non guide pubblicate dall'editore fiorentino Mauro Pagliai. E davvero, non si tratta di una guida, nemmeno di una guida insolita, a dispetto del sottotitolo di questo prezioso ed elegante libriccino.
Piuttosto una collezione di emozioni e camminate errabonde. E squarci di silenzio, sguardi curiosi. La meraviglia in una calle dove risuonano solo i propri passi. La quieta laguna della memoria dalla quale affiorano altri passi che si sono consumati a Venezia. E nomi, nomi che risuonano dentro: Anton Cechov, Igor Strawinski, Thomas Mann, soprattutto Thomas Mann, che splendidamente ci introdusse al legame indissolubile tra la città sull'acqua e la morte.
Quante cose che è Venezia, nelle pagine di Bobbio.
O Dio - scriveva Ezra Pound, che a Venezia è sepolto - quale grande bontà abbiamo compiuta e scordata da donare a noi questa meraviglia, o Dio delle acque, o Dio della notte quale grande dolore ci attende da compensarci così innanzi tempo?
E Venezia che è un piatto di baccalà mantecato, che è una distesa di scaglie d'argento disegnate da un Pierrot lunare, che è un museo sull'acqua, o forse no, perchè è la città che muore e che rinasce, la città che per questo forse è solo un sogno...
Si può davvero dire qualcosa di nuovo e di diverso su Venezia, la città senza uguali, la città che milioni e milioni di turisti visitano ogni anno rubandole un pizzico di anima in cambio di qualche conto salato? Si può davvero lasciarci alle spalle ciò che è noto, che è visto e stravisto, ciò che è calca, confusione, ritmo incalzante di guide, scatti fotografici, acquisti di souvenir, per cogliere qualcosa che non sia un'inquadratura da cartolina?
Se c'era una possibilità Claudio Nobbio è riuscita a coglierla con Sopra l'acqua e sugli alberi, ultima in ordine di apparizione delle Non guide pubblicate dall'editore fiorentino Mauro Pagliai. E davvero, non si tratta di una guida, nemmeno di una guida insolita, a dispetto del sottotitolo di questo prezioso ed elegante libriccino.
Piuttosto una collezione di emozioni e camminate errabonde. E squarci di silenzio, sguardi curiosi. La meraviglia in una calle dove risuonano solo i propri passi. La quieta laguna della memoria dalla quale affiorano altri passi che si sono consumati a Venezia. E nomi, nomi che risuonano dentro: Anton Cechov, Igor Strawinski, Thomas Mann, soprattutto Thomas Mann, che splendidamente ci introdusse al legame indissolubile tra la città sull'acqua e la morte.
Quante cose che è Venezia, nelle pagine di Bobbio.
O Dio - scriveva Ezra Pound, che a Venezia è sepolto - quale grande bontà abbiamo compiuta e scordata da donare a noi questa meraviglia, o Dio delle acque, o Dio della notte quale grande dolore ci attende da compensarci così innanzi tempo?
E Venezia che è un piatto di baccalà mantecato, che è una distesa di scaglie d'argento disegnate da un Pierrot lunare, che è un museo sull'acqua, o forse no, perchè è la città che muore e che rinasce, la città che per questo forse è solo un sogno...
Grazie Paolo di avere interpretato i miei pensieri sulla città nd'acqua dove da una ventina di anni sono in esilio. Claudio
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