Un caporal maggiore della riserva, nella vita civile professore di lingue romanze a Gottinga, deve scortare un gruppo di prigionieri francesi da Maubeuge fino in Germania. In lontananza rimbombano i cannoni.
All'improvviso il tenente in comando si accorge che il suo caporal maggiore è coinvolto in un violento alterco con uno dei francesi.
Il prigioniero gesticola animatamente con le mani e dietro gli occhiali lo sguardo del caporal maggiore lampeggia di rabbia. Il tenente si avvicina, temendo che passino alle mani, e si intromette con un'imprecazione.
Allora il caporal maggiore gli spiega indignato l'accaduto: il prigioniero francese, che porta degli stivali riparati alla bell'e meglio con un pezzo di spago, era professore alla Sorbona.
Si sono messi a litigare perché di opinioni diverse sull'uso del congiuntivo nell'antica poesia provenzale.
(da Peter Englund, La bellezza e l'orrore. La Grande Guerra narrata in diciannove destini, Einaudi)
All'improvviso il tenente in comando si accorge che il suo caporal maggiore è coinvolto in un violento alterco con uno dei francesi.
Il prigioniero gesticola animatamente con le mani e dietro gli occhiali lo sguardo del caporal maggiore lampeggia di rabbia. Il tenente si avvicina, temendo che passino alle mani, e si intromette con un'imprecazione.
Allora il caporal maggiore gli spiega indignato l'accaduto: il prigioniero francese, che porta degli stivali riparati alla bell'e meglio con un pezzo di spago, era professore alla Sorbona.
Si sono messi a litigare perché di opinioni diverse sull'uso del congiuntivo nell'antica poesia provenzale.
(da Peter Englund, La bellezza e l'orrore. La Grande Guerra narrata in diciannove destini, Einaudi)
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