Nonostante la varietà di destini, ruoli, sesso e nazionalità sono tutti uniti dal fatto che la guerra li priva di qualcosa: della giovinezza, delle illusioni, della speranza, dell'umanità. Della vita.
Diciannove destini riuniti in un libro: la Grande Guerra come non avevo mai letto. E' un libro forte, commovente, autentico, La bellezza e l'orrore di Peter Englund (Einaudi), un libro da leggere, anche se non siete affamati di storia, anche se di libri sulla guerra ne avete già letti tanti, oppure non ne avete mai avuto voglia. Un libro da leggere, nonostante la mole, nonostante il titolo che decisamente non cattura.
Peter Englund, scrittore e giornalista svedese, ha raccoltoquesti diciannove destini. Li ha seguiti passo passo, giorno dopo giorno, tracciando la parabola che ha portato ognuno di essi verso un epilogo, più o meno tragico. Ha divorato diari, testimonianze, lettere. Non ha inventato nulla.
E quello che è venuto fuori non è un libro sulla guerra. Ma piuttosto un libro sulla quotidianità della guerra. E sugli uomini e le donne investiti dalla forza della Storia, inghiottiti in eventi e in contesti in cui sono poco più di un numero o di un nome. Ognuno di noi avrebbe potuto essere una di queste diciannove vite.
Spiega Englund:
Ho cercato di ricondurre un evento epocale alle sue componenti minime, atomiche: il singolo essere umano e il suo vissuto.
C'è una poesia dolente e definitiva che vibra in queste pagine. Fin dalla dedica - a un Carl Englund ucciso alle porte di Amiens verso la fine della guerra e che non si sa nemmeno dove sia sepolto. E da quella pioggia contro la finestra con cui l'autore saluta il lettore. Pioggia, come le gocce degli uomini caduti in guerra.
Diciannove destini riuniti in un libro: la Grande Guerra come non avevo mai letto. E' un libro forte, commovente, autentico, La bellezza e l'orrore di Peter Englund (Einaudi), un libro da leggere, anche se non siete affamati di storia, anche se di libri sulla guerra ne avete già letti tanti, oppure non ne avete mai avuto voglia. Un libro da leggere, nonostante la mole, nonostante il titolo che decisamente non cattura.
Peter Englund, scrittore e giornalista svedese, ha raccoltoquesti diciannove destini. Li ha seguiti passo passo, giorno dopo giorno, tracciando la parabola che ha portato ognuno di essi verso un epilogo, più o meno tragico. Ha divorato diari, testimonianze, lettere. Non ha inventato nulla.
E quello che è venuto fuori non è un libro sulla guerra. Ma piuttosto un libro sulla quotidianità della guerra. E sugli uomini e le donne investiti dalla forza della Storia, inghiottiti in eventi e in contesti in cui sono poco più di un numero o di un nome. Ognuno di noi avrebbe potuto essere una di queste diciannove vite.
Spiega Englund:
Ho cercato di ricondurre un evento epocale alle sue componenti minime, atomiche: il singolo essere umano e il suo vissuto.
C'è una poesia dolente e definitiva che vibra in queste pagine. Fin dalla dedica - a un Carl Englund ucciso alle porte di Amiens verso la fine della guerra e che non si sa nemmeno dove sia sepolto. E da quella pioggia contro la finestra con cui l'autore saluta il lettore. Pioggia, come le gocce degli uomini caduti in guerra.
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