Non c’è dubbio, fu un evento. Quei 33 chilometri da Firenze a Pistoia a bordo dei velocipedi, la cavalcata dell’avvenire,
segnarono il confine di una nuova epoca. Una svolta di cui i
fiorentini, preoccupati ma incuriositi, furono testimoni. Una corsa che
ha fatto la storia. A raccontarcela è Paolo Ciampi, giornalista e
scrittore, ne La prima corsa del mondo, un libro a metà tra
racconto storico e romanzo. Era il 2 febbraio 1870, e a dire il vero -
ma c’è scritto anche nel libro - la Firenze-Pistoia fu “quasi” la prima
corsa, non proprio la prima. Il racconto di Ciampi è leggero e veloce,
come i velocipedi che alle 9 di mattina partirono da Porta al Prato
verso il futuro, svegliati dallo squillo di tromba del Salvini, che
aveva suonato anche le cariche di Garibaldi, chiamato a dare il via a
quella lunga pedalata tra nebbia e fango. C’era gente ovunque lungo il
percorso, un numero immenso, scrive Ciampi rileggendo le
cronache di allora. C’è pure chi aveva scommesso. E l’ombra del doping.
Ma ci sono soprattutto orgoglio e fatica, che dopo due ore e dodici
minuti portarono l’americano Rynner Van Heste a tagliare per primo il
traguardo. Il traguardo della storia.
(Da Giuseppe Calabrese, recensione su Repubblica a La prima corsa del mondo)
(Da Giuseppe Calabrese, recensione su Repubblica a La prima corsa del mondo)
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