Mai avevo visto uno spettacolo eguale. Ora erano là, gli austriaci: vicini, quasi a contatto, tranquilli, come i passanti su un marciapiede di città.
Ne provai una sensazione strana. Stringevo forte il braccio del caporale che avevo alla mia destra, per comunicargli, senza voler parlare, la mia meraviglia.
Anch'egli era attento e sorpreso, e io ne sentivo il tremito che gli dava il respiro lungamente trattenuto.
Una vita sconosciuta
si mostrava improvvisamente ai nostri occhi.
Quelle trincee, che pure
noi avevamo attaccato tante volte inutilmente, così viva ne era
stata la resistenza, avevano poi finito con l'apparirci inanimate,
come cose lugubri, inabitate di viventi, rifugio di fantasmi
misteriosi e terribili.
Ora si mostravano a noi, nella loro vera
vita. Il nemico, il nemico, gli austriaci, gli austriaci!...
Ecco
il nemico ed ecco gli austriaci. Uomini e soldati come noi, fatti
come noi, in uniforme come noi, fatti come noi, in uniforme come noi, che ora si muovevano, parlavano e prendevano il caffè, proprio come stavano facendo, dietro di noi, in quell'ora stessa, i nostri stessi compagni. Strana cosa.
(da Emilio Lussu, Un anno sull'altipiano, Einaudi)
Sparagli Piero, sparagli ora, e dopo un colpo sparagli ancora..
RispondiEliminaDormi sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano...
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