Facevano capannello davanti ai chioschi, i fiorentini. Qualcuno, già che c'era, proseguiva la discussione per l'aperitivo – anzi, per l'ora del vermutte, come si diceva. Non mancava mai chi era disposto anche ad accapigliarsi, per l'uno o per l'altro partito: chi dei velocipedi non ne voleva affatto sapere e chi con essi accoglieva la nuova epoca.
Certo, non erano discussioni che si facevano nelle fiaschetterie dei popolani, davanti a un bicchiere di vino andante e magari a un mazzo di carte. Se qualcuno avesse vaticinato che un giorno proprio in posti così si sarebbe fatto notte a parlare delle imprese sulle due ruote lo avrebbero preso per matto. La parola sport si era appena insinuata nel vocabolario dei fiorentini: ed era una parola forestiera, come forestiere – e bislacche – erano le pratiche cui essa si riferiva.
Ma la buona società ne parlava, come no, nemmeno fosse il ballo delle debuttanti, il ricevimento a corte. Se ne discuteva all'uscita dei ministeri e seduti a un caffè come Doney, dove le signore in carrozza si fermavano a prendere il gelato e due uova in tegame venivano servite nientemeno come déjeuner a la fourchette. Se ne parlava nello spaccio di liquori che i fratelli Giacosa avevano aperto nel 1860 davanti a palazzo Strozzi, buon posto per osservare chi passava e per chiacchierare delle cose del giorno.
Almeno era materia nuova su cui accalorarsi.
(Paolo Ciampi, La prima corsa, Mauro Pagliai editore)
Certo, non erano discussioni che si facevano nelle fiaschetterie dei popolani, davanti a un bicchiere di vino andante e magari a un mazzo di carte. Se qualcuno avesse vaticinato che un giorno proprio in posti così si sarebbe fatto notte a parlare delle imprese sulle due ruote lo avrebbero preso per matto. La parola sport si era appena insinuata nel vocabolario dei fiorentini: ed era una parola forestiera, come forestiere – e bislacche – erano le pratiche cui essa si riferiva.
Ma la buona società ne parlava, come no, nemmeno fosse il ballo delle debuttanti, il ricevimento a corte. Se ne discuteva all'uscita dei ministeri e seduti a un caffè come Doney, dove le signore in carrozza si fermavano a prendere il gelato e due uova in tegame venivano servite nientemeno come déjeuner a la fourchette. Se ne parlava nello spaccio di liquori che i fratelli Giacosa avevano aperto nel 1860 davanti a palazzo Strozzi, buon posto per osservare chi passava e per chiacchierare delle cose del giorno.
Almeno era materia nuova su cui accalorarsi.
(Paolo Ciampi, La prima corsa, Mauro Pagliai editore)
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