Raccontava le ragioni per cui ha scelto come forma prediletta il racconto, che è l'altro vincitore di questa edizione del Nobel: perché, dice, in una vita travagliata, sin da quando era una ragazzina terribilmente povera, con un padre che, nei postumi della Grande depressione, passava da un disastro all'altro, con una madre malata, poi da giovane moglie e madre divisa tra fatica, mancanza di denaro, dolori, non ha mai avuto il tempo e l'agio per affrontare la complessità del romanzo, e ha dovuto accontentarsi del tempo utile per creare una cosa più piccola - all'apparenza. Scoprendo così che la misura del racconto le è congeniale, le permette la necessaria concentrazione, le garantisce lo spazio che desidera.
(da Irene Bignardi, Alice e il Nobel, da Repubblica dell'11 ottobre)
(da Irene Bignardi, Alice e il Nobel, da Repubblica dell'11 ottobre)
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