Goliarda era addoloratissima, perché sapeva di aver scritto qualcosa di grande, ma per anni tutte le case editrici l'una dopo l'altra rifiutarono il romanzo, in una sequenza impressionante. Le motivazioni erano di vario genere, tutte compresenti: di tipo politico, moralistico, e infine editoriale poiché il testo era lunghissimo. Lei rispondeva che anche La storia della Morante era lunga. Inutilmente. I motivi più gravi erano quelli moralistici, ma era evidente che nessuno comprendeva il testo; e d'altronde Goliarda era diversa dagli altri autori. Poi vennero altre urgenze, di scrittura e di vita, e Goliarda accantonò L'arte per scrivere altro.
Così il marito di Goliarda Sapienza racconta l'incredibile e deprimente storia dei rifiuti che l'editoria italiana oppose alla pubblicazione de L'arte della gioia (ricavo questa citazione dal supplemento domenicale del Corriere della Sera di qualche tempo fa). Lui, il marito, con le lettere di rifiuto ci ha fatto persino un libro. E fa riflettere questa storia di 20 anni senza pubblicazione di un libro che oggi è raccomandato agli studenti e salutato come un capolavoro persino in Gran Bretagna e Stati Uniti. Pensare che ci furono critici che al tempo lo bollarono come un cumulo di iniquità.
E non sono poche le domande, al di là della dolorosa parabola, artistica ed esistenziale, di Goliarda Sapienza. Per esempio, abbiamo rischiato di perdere una volta per tutte un libro di questo valore? E quanti altri capolavori sono rimasti tra i non letti e i rifiutati, dimenticati magari in un cassetto o forse addirittura distrutti?
E ancora: fu una piccola casa editrice - Stampa Alternativa - a dare un primo sbocco editoriale a L'arte della gioia che poi - come a volte è capitato anche per la grande musica italiana - fu davvero scoperta in Francia per ritornare in Italia sulle ali del successo. Potrebbe ripetersi oggi questa strana traiettoria, con la crisi che attanaglia tutta l'editoria, ma soprattutto le piccole case che vorrebbero scommettere ancora sulla ricerca e sulla qualità?
Così il marito di Goliarda Sapienza racconta l'incredibile e deprimente storia dei rifiuti che l'editoria italiana oppose alla pubblicazione de L'arte della gioia (ricavo questa citazione dal supplemento domenicale del Corriere della Sera di qualche tempo fa). Lui, il marito, con le lettere di rifiuto ci ha fatto persino un libro. E fa riflettere questa storia di 20 anni senza pubblicazione di un libro che oggi è raccomandato agli studenti e salutato come un capolavoro persino in Gran Bretagna e Stati Uniti. Pensare che ci furono critici che al tempo lo bollarono come un cumulo di iniquità.
E non sono poche le domande, al di là della dolorosa parabola, artistica ed esistenziale, di Goliarda Sapienza. Per esempio, abbiamo rischiato di perdere una volta per tutte un libro di questo valore? E quanti altri capolavori sono rimasti tra i non letti e i rifiutati, dimenticati magari in un cassetto o forse addirittura distrutti?
E ancora: fu una piccola casa editrice - Stampa Alternativa - a dare un primo sbocco editoriale a L'arte della gioia che poi - come a volte è capitato anche per la grande musica italiana - fu davvero scoperta in Francia per ritornare in Italia sulle ali del successo. Potrebbe ripetersi oggi questa strana traiettoria, con la crisi che attanaglia tutta l'editoria, ma soprattutto le piccole case che vorrebbero scommettere ancora sulla ricerca e sulla qualità?
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