Magari finirà per sparire tra un passaggio parlamentare e l'altro - e così sarà anche peggio. E' che sono tempi così deprimenti che alle buone notizie non ci viene da credere. O le registriamo con la reazione del riccio di fronte al pericolo: dove sarà la fregatura?
Ci sto rimuginando, ma indubbiamente questa è una buona notizia: dal prossimo anno, dunque, gli acquisti di libro - fino a 2 mila euro - saranno detraibili dalle tasse, allo stesso modo delle spese mediche o delle attività sportive dei figli.
Voglio crederci. E non so se la proposta del governo arriverà in fondo. Non so se sarà colta in tutta la sua importanza da un paese che ormai sembra essersi rassegnato al divorzio dal libro, così come all'idea che la lettura sia qualcosa di sostanzialmente superfluo: al massimo un fastidio scolastico o il passatempo di chi non sa far di meglio.
Intanto è una bella inversione di rotta, per un paese che in questi anni ha fatto di tutto per liquidare la cultura, senza preoccuparsi che senza cultura non si perdono solo le radici, ma anche le prospettive di futuro. Perché si può precipitare anche nella crisi più nera - prendete per esempio l'Islanda, con la sua bancarotta - ma dalla crisi è più facile uscire con la cultura - prendete ancora l'Islanda, con il suo popolo di lettori voraci.
Verrebbe da dire che uguali detrazioni potrebbero essere pensate anche per chi, con le sue scelte e la sua intelligenza, decide di sostenere l'informazione. Ma lo so che è un altro discorso, decisamente più spinoso. Per il momento mi accontento così.
Ci sto rimuginando, ma indubbiamente questa è una buona notizia: dal prossimo anno, dunque, gli acquisti di libro - fino a 2 mila euro - saranno detraibili dalle tasse, allo stesso modo delle spese mediche o delle attività sportive dei figli.
Voglio crederci. E non so se la proposta del governo arriverà in fondo. Non so se sarà colta in tutta la sua importanza da un paese che ormai sembra essersi rassegnato al divorzio dal libro, così come all'idea che la lettura sia qualcosa di sostanzialmente superfluo: al massimo un fastidio scolastico o il passatempo di chi non sa far di meglio.
Intanto è una bella inversione di rotta, per un paese che in questi anni ha fatto di tutto per liquidare la cultura, senza preoccuparsi che senza cultura non si perdono solo le radici, ma anche le prospettive di futuro. Perché si può precipitare anche nella crisi più nera - prendete per esempio l'Islanda, con la sua bancarotta - ma dalla crisi è più facile uscire con la cultura - prendete ancora l'Islanda, con il suo popolo di lettori voraci.
Verrebbe da dire che uguali detrazioni potrebbero essere pensate anche per chi, con le sue scelte e la sua intelligenza, decide di sostenere l'informazione. Ma lo so che è un altro discorso, decisamente più spinoso. Per il momento mi accontento così.
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