Ci si trasforma,
come diceva Rilke, in una persona che gestisce la casa in modo da
tenere pronta e lucente la stanza degli ospiti, ogni giorno, in modo
che se un giorno un ospite dovesse arrivare all'improvviso la sua
stanza è già pronta, sempre pronta.
E si può andare oltre: la costanza e la pratica quotidiana della scrittura rendono la capacità di ospitare talmente elastica e continua, che quasi non ci si accorge più quando l'ospite è venuto e quando no, se è stato per poco o per tanto, se tornerà.
Si diventa, se si è bravi, come quei padroni di casa che sanno ospitare come senon ospitassero, che hanno superato il limite della gentilezza e la loro casa è sempre aperta, chiunque arrivi, e chiunque arriva non si sente più un ospite.
Imparare
a scrivere
è,
in pratica, una educazione alla quotidianità.
E si può andare oltre: la costanza e la pratica quotidiana della scrittura rendono la capacità di ospitare talmente elastica e continua, che quasi non ci si accorge più quando l'ospite è venuto e quando no, se è stato per poco o per tanto, se tornerà.
Si diventa, se si è bravi, come quei padroni di casa che sanno ospitare come senon ospitassero, che hanno superato il limite della gentilezza e la loro casa è sempre aperta, chiunque arrivi, e chiunque arriva non si sente più un ospite.
(Francesco Piccolo, Scrivere è un tic, Minimum Fax)
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