Questo non è un libro di astronomia. O per lo meno non è un libro di astronomia come gli altri. Certo, di astronomia si parla e tanto, ma si parla anche di altro. Di una cosa, in particolare, la mia vita.
Mette le mani avanti, Emiliano Ricci, all'inizio di I viaggi dell'Orsa Maggiore. Alla scoperta delle stelle e dell'astronomia (edizioni Scienza Express). E forse è proprio per due righe così che mi sono avventurato in questo libro, senza temere di esserne respinto, da lettore allergico per partito preso alle cose di scienza.
Ho fatto bene, perchè Emiliano Ricci, da giornalista e divulgatore scientifico di ottima penna, riesce perfino a trasmettere qualche concetto scientifico a uno zuccone quale il sottoscritto. Però fa di più, Emiliano Ricci. Molto di più: trasmette una passione.
Lo fa parlando della sua vita. Raccontando una vita di passione che ha saputo trasformare in studio, lavoro, ricerca, e anche in affetti, in vita sociale, cosa questa assai meno scontata.
Quasi un'autobiografia, certo. Ma non di un Nobel, di uan star della scienza, piuttosto di una persona che in questa passione ha letto fin dall'inizio una sorta di destino. Era scritto nello stesso nome del padre, Sirio.
E allora ecco il babbo che lo porta a vedere le partite della Fiorentina e all'uscita dallo stadio gli parla delle stelle. Ecco il libro di Margherita Hack che gli cambia le vita e la solenne dichiarazione di intenti in salotto, mentre in tv c'è Canzonissima: babbo, mamma, da grande farò l'astronomo. Ecco le notti trascorse insieme con altri ragazzi conquistati dalle stelle, tra una birra e una partita a calcino, sempre con la giusta colonna sonora - e sempre, a degna conclusione, Watcher of the sky dei mitici Genesis, per sentirsi davvero, tutti insieme, "guardiani del cielo".
Ecco i viaggi - perché questo, a suo modo, è anche un libro di viaggi: l'Arizona che non è solo la terra dei Navajos di Tex Willer e di Vil Coyote (nostri comuni miti, adolescienziali e non) ma anche delle più entusiasmanti osservazioni astronomiche; le Hawaii dove non c'è scienziato che in laboratorio non custodisca una tavola da surf; e un lago dell'Austria dove arrivare in tempo per contemplare la meraviglia di un'eclissi, emozione che sta appena sotto all'emozione per la nascita di un figlio....
Eppure il viaggio più bello deve essere stato nella testa della gente, nel tentativo di incuriosirla e appassionarla ai fatti del cielo, perché l'astronomia non può, non deve essere cosa solo di scienziati un po' svitati. E allora questa è anche la storia dell'astronomia in strada, dei telescopi puntati da piazza della Signoria e da altri luoghi sacri della storia fiorentina. E' la storia di migliaia di persone i cui sguardi per la prima volta si sono davvero avvicinati alle stelle...
E fosse solo per questo, per questa passione viva per cui anche alla scuola dei figli ora chiamano Emiliano il "babbo delle stelle", per questa passione che non si è rinchiusa in un laboratorio ma ha acceso qualcosa perfino dentro il sottoscritto, ecco, anche solo per questo, merita leggere I viaggi dell'Orsa Maggiore: a costo di fare i conti perfino con una goccia di invidia.
Mette le mani avanti, Emiliano Ricci, all'inizio di I viaggi dell'Orsa Maggiore. Alla scoperta delle stelle e dell'astronomia (edizioni Scienza Express). E forse è proprio per due righe così che mi sono avventurato in questo libro, senza temere di esserne respinto, da lettore allergico per partito preso alle cose di scienza.
Ho fatto bene, perchè Emiliano Ricci, da giornalista e divulgatore scientifico di ottima penna, riesce perfino a trasmettere qualche concetto scientifico a uno zuccone quale il sottoscritto. Però fa di più, Emiliano Ricci. Molto di più: trasmette una passione.
Lo fa parlando della sua vita. Raccontando una vita di passione che ha saputo trasformare in studio, lavoro, ricerca, e anche in affetti, in vita sociale, cosa questa assai meno scontata.
Quasi un'autobiografia, certo. Ma non di un Nobel, di uan star della scienza, piuttosto di una persona che in questa passione ha letto fin dall'inizio una sorta di destino. Era scritto nello stesso nome del padre, Sirio.
E allora ecco il babbo che lo porta a vedere le partite della Fiorentina e all'uscita dallo stadio gli parla delle stelle. Ecco il libro di Margherita Hack che gli cambia le vita e la solenne dichiarazione di intenti in salotto, mentre in tv c'è Canzonissima: babbo, mamma, da grande farò l'astronomo. Ecco le notti trascorse insieme con altri ragazzi conquistati dalle stelle, tra una birra e una partita a calcino, sempre con la giusta colonna sonora - e sempre, a degna conclusione, Watcher of the sky dei mitici Genesis, per sentirsi davvero, tutti insieme, "guardiani del cielo".
Ecco i viaggi - perché questo, a suo modo, è anche un libro di viaggi: l'Arizona che non è solo la terra dei Navajos di Tex Willer e di Vil Coyote (nostri comuni miti, adolescienziali e non) ma anche delle più entusiasmanti osservazioni astronomiche; le Hawaii dove non c'è scienziato che in laboratorio non custodisca una tavola da surf; e un lago dell'Austria dove arrivare in tempo per contemplare la meraviglia di un'eclissi, emozione che sta appena sotto all'emozione per la nascita di un figlio....
Eppure il viaggio più bello deve essere stato nella testa della gente, nel tentativo di incuriosirla e appassionarla ai fatti del cielo, perché l'astronomia non può, non deve essere cosa solo di scienziati un po' svitati. E allora questa è anche la storia dell'astronomia in strada, dei telescopi puntati da piazza della Signoria e da altri luoghi sacri della storia fiorentina. E' la storia di migliaia di persone i cui sguardi per la prima volta si sono davvero avvicinati alle stelle...
E fosse solo per questo, per questa passione viva per cui anche alla scuola dei figli ora chiamano Emiliano il "babbo delle stelle", per questa passione che non si è rinchiusa in un laboratorio ma ha acceso qualcosa perfino dentro il sottoscritto, ecco, anche solo per questo, merita leggere I viaggi dell'Orsa Maggiore: a costo di fare i conti perfino con una goccia di invidia.
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