"Quando mi siedo davanti al computer, mi coglie la disperazione!" è una cosa molto letteraria da dire.
"Quando mi siedo davanti al computer mi sento inutile" è, secondo me, un'affermazione un po' più vicina alla verità. Perché ci sono poche cose che possano far sentire più ridicoli, in questo anno del signore 2011, del sedersi a tavolino a scrivere un "romanzo".
No, in realtà eccone una: sedersi a tavolino e scrivere una poesia.
Il ruolo dello scrittore è diventato assurdo. Forse i lettori non se ne sono ancora accorti, ma gli scrittori lo avvertono intensamente. Conosco un poeta che, se gli si chiede cosa fa nella vita, risponde "L'avvocato" anche se non lavora come avvocato da più di dieci anni.
Gli sembra che starsene in una stanza di Londra, nel 2011, e dire "Faccio il poeta" sia come dire "Accendo i lampioni a gas" o "Sono il banditore del villaggio".
(Zadie Smith, Perché scrivere, Minimum Fax)
"Quando mi siedo davanti al computer mi sento inutile" è, secondo me, un'affermazione un po' più vicina alla verità. Perché ci sono poche cose che possano far sentire più ridicoli, in questo anno del signore 2011, del sedersi a tavolino a scrivere un "romanzo".
No, in realtà eccone una: sedersi a tavolino e scrivere una poesia.
Il ruolo dello scrittore è diventato assurdo. Forse i lettori non se ne sono ancora accorti, ma gli scrittori lo avvertono intensamente. Conosco un poeta che, se gli si chiede cosa fa nella vita, risponde "L'avvocato" anche se non lavora come avvocato da più di dieci anni.
Gli sembra che starsene in una stanza di Londra, nel 2011, e dire "Faccio il poeta" sia come dire "Accendo i lampioni a gas" o "Sono il banditore del villaggio".
(Zadie Smith, Perché scrivere, Minimum Fax)
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