Come la storia che un padre racconta al figlio, magari perché non ha saputo farne nient'altro. E chissà se il figlio ci crederà davvero, però, incredibile, lo sguardo è attento, le labbra si stanno schiudendo in una domanda...
E' una storia che fa bene condividere con i propri figli, anche solo per vedere l'effetto che fa, quella che Giancarlo De Cataldo racconta in Il combattente (Rizzoli). Libro di cui la prima cosa che mi ha colpito è il sottotitolo: Come si diventa Pertini. Sottotitolo che fa riflettere e che prende subito le distanze da ogni cedimento retorico, che poi è ciò che fa sì che le persone straordinarie siano piantate sopra un piedistallo: perché è in questo modo che si perdono, e che le perdiamo.
E dunque, cosa dobbiamo ricordare di Sandro Pertini? L'antifascista che non fece un passo indietro e che per questo fu seppellito in carcere? Il vecchiettino con la pipa in bocca che salta in piedi durante la finale del Mondiale di Spagna e regala a tutti un fiotto di tenerezza nel tripudio sportivo? O forse qualcosa che va oltre i luoghi comuni, le istantanee della storia, i giudizi una volta per tutte?
E' bello, questo libro, perché ci restituisce un personaggio a tutto tondo, senza fare sconti alle asprezze del carattere e delle convinzioni. La storia di un uomo che sembra appartenere irrimediabilmente ad un'epoca morta e sepolta - un po' come Enrico Berlinguer - e che invece...
Invece fa bene parlare di Sandro Pertini, dopo che il nuovo è avanzato, dopo che ha vinto la politica vetrina, la politica spettacolo, comparsata televisiva e irruzione nei social media, con molta allergia per la sostanza e anche per l'essere semplicemente se stessi.
Fa bene parlarne e fa bene interrogarci: come raccontarlo ai nostri figli? Chissà se gli piacerà, il buon vecchio Sandro.
E' una storia che fa bene condividere con i propri figli, anche solo per vedere l'effetto che fa, quella che Giancarlo De Cataldo racconta in Il combattente (Rizzoli). Libro di cui la prima cosa che mi ha colpito è il sottotitolo: Come si diventa Pertini. Sottotitolo che fa riflettere e che prende subito le distanze da ogni cedimento retorico, che poi è ciò che fa sì che le persone straordinarie siano piantate sopra un piedistallo: perché è in questo modo che si perdono, e che le perdiamo.
E dunque, cosa dobbiamo ricordare di Sandro Pertini? L'antifascista che non fece un passo indietro e che per questo fu seppellito in carcere? Il vecchiettino con la pipa in bocca che salta in piedi durante la finale del Mondiale di Spagna e regala a tutti un fiotto di tenerezza nel tripudio sportivo? O forse qualcosa che va oltre i luoghi comuni, le istantanee della storia, i giudizi una volta per tutte?
E' bello, questo libro, perché ci restituisce un personaggio a tutto tondo, senza fare sconti alle asprezze del carattere e delle convinzioni. La storia di un uomo che sembra appartenere irrimediabilmente ad un'epoca morta e sepolta - un po' come Enrico Berlinguer - e che invece...
Invece fa bene parlare di Sandro Pertini, dopo che il nuovo è avanzato, dopo che ha vinto la politica vetrina, la politica spettacolo, comparsata televisiva e irruzione nei social media, con molta allergia per la sostanza e anche per l'essere semplicemente se stessi.
Fa bene parlarne e fa bene interrogarci: come raccontarlo ai nostri figli? Chissà se gli piacerà, il buon vecchio Sandro.
Buongiorno...consiglio di visitare www.gliuominiperessereliberi.it
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