Patrick Modiano è uno scrittore della memoria come dicono i giudici del Nobel, ma di una memoria che non è la sua.
Da mezzo secolo si aggira nella sua Parigi alla ricerca di ricordi che non gli appartengono, servendosi di vecchie fotografie sfuocate, troppo bianche o troppo nere, di numeri civici in apparenza senza storia, di elenchi del telefono in disuso, di facce di uomini e donne sospette, di una toponomastica municipale superata, per tratteggiare più che ricostruire un passato precedente alla sua nascita.
Precedente di poco perché Modiano è stato concepito nel '44, in un appartamento del numero 15, Quai de Conti, sulla Riva sinistra della Senna, e nel '45, quando è nato, era appena finito il periodo che l'ossessiona ancora a quasi settant'anni, quello dell'occupazione e del collaborazionismo con gli invasori nazisti.
Quel periodo è come un labirinto di nome Parigi in cui Modiano si addentra per afferrare i fili di esistenze legate alla sua e sempre rimaste nebbiose.
(Bernardo Valli, Il Nobel che cerca i ricordi degli altri, da Repubblica)
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