Mi considero un poeta religioso e politico, una categoria pericolosa: quegli uomini che, se individuano un obiettivo, fanno un gran casino e coinvolgono tutti quelli che avvicinano per raggiungere il sogno.
Che straordinaria figura che ci racconta Massimo Orlandi in La terra è la mia preghiera (Emi), storia di Gino Girolomoni, padre del biologico in Italia. Confesso: non ne avevo mai sentito parlare, nè avevo mai sentito parlare della storia del suo marchio, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Meglio così, se questo ora mi ha permesso di tuffarmi in queste pagine, con il piacere della sorpresa, direi quasi della rivelazione. Merito di Massimo Orlandi, che va oltre la tradizionale biografia, per raccontare una vita "dal di dentro", scavando tra emozioni e vocazioni. E merito ovviamente di Gino Girolomoni, personaggio a tutto tondo, capace di parlare ai cuori e di toccare molte corde diverse.
Perché qui non c'è solo il padre di un diverso modo di fare agricoltura, il fondatore della prima cooperativa del biologico, il precursore di scelte che oggi ci è facile fare anche tra gli scaffali di un supermercato. Qui c'è l'uomo che ha deciso di diventare contadino, in anni in cui solo la parola era una sorta di insulto, che ha scelto di tornare alla terra quando tutti ne scappavano. C'è il mistico che nella natura ha intuito significati riposti, l'archeologo che in Terra Santa ha cercato la verità della Bibbia. C'è l'intellettuale presumibilmente allergico a questa parola, e che pure a me pare che a questa parola restituisca significato pieno, lui che ha restituito a nuova vita un monastero abbandonato, facendone luogo di silenzio, ma anche di incontro, frequentato da personaggi come Guido Ceronetti, Sergio Quinzio, Massimo Cacciari, Alex Langer.
E c'è il sognatore, soprattutto il sognatore. Perché questo di Massimo Orlandi è in effetti un libro su un sogno.
Un libro che ci si insegna che ai sogni non solo è possibile, ma anche necessario dare gambe, per metterli in cammino nella realtà dei giorni. Sogni come le zolle di terra da cui spunta il nuovo grano.
Che straordinaria figura che ci racconta Massimo Orlandi in La terra è la mia preghiera (Emi), storia di Gino Girolomoni, padre del biologico in Italia. Confesso: non ne avevo mai sentito parlare, nè avevo mai sentito parlare della storia del suo marchio, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Meglio così, se questo ora mi ha permesso di tuffarmi in queste pagine, con il piacere della sorpresa, direi quasi della rivelazione. Merito di Massimo Orlandi, che va oltre la tradizionale biografia, per raccontare una vita "dal di dentro", scavando tra emozioni e vocazioni. E merito ovviamente di Gino Girolomoni, personaggio a tutto tondo, capace di parlare ai cuori e di toccare molte corde diverse.
Perché qui non c'è solo il padre di un diverso modo di fare agricoltura, il fondatore della prima cooperativa del biologico, il precursore di scelte che oggi ci è facile fare anche tra gli scaffali di un supermercato. Qui c'è l'uomo che ha deciso di diventare contadino, in anni in cui solo la parola era una sorta di insulto, che ha scelto di tornare alla terra quando tutti ne scappavano. C'è il mistico che nella natura ha intuito significati riposti, l'archeologo che in Terra Santa ha cercato la verità della Bibbia. C'è l'intellettuale presumibilmente allergico a questa parola, e che pure a me pare che a questa parola restituisca significato pieno, lui che ha restituito a nuova vita un monastero abbandonato, facendone luogo di silenzio, ma anche di incontro, frequentato da personaggi come Guido Ceronetti, Sergio Quinzio, Massimo Cacciari, Alex Langer.
E c'è il sognatore, soprattutto il sognatore. Perché questo di Massimo Orlandi è in effetti un libro su un sogno.
Un libro che ci si insegna che ai sogni non solo è possibile, ma anche necessario dare gambe, per metterli in cammino nella realtà dei giorni. Sogni come le zolle di terra da cui spunta il nuovo grano.
Nessun commento:
Posta un commento