Il sole annunciò che il mondo mi riprendeva con sé, mi riportava tra i suoni e in mezzo alle voci: che io lo volessi o no, cominciava un nuovo giorno. Il console doveva alzarsi, per continuare il suo cammino tra i viventi. E io non era più l'uomo del giorno precedente.
Ecco il Marco Vichi che non ti aspetti, lontano dalla sua Firenze, lontano perfino da quella contemporaneità in cui si srotolano i suoi intrecci e prendono vita i suoi tanti indimenticabili personaggi. Con Il console (Guanda) azzarda un salto nel tempo di due millenni. Si inoltra in quel mondo romano dove ancora oggi, solo a provarci, potremmo trovare molte risposte. Non teme di avvicinarsi al mistero dei misteri, a quella croce piantata sul Golgota da cui è disceso tutto o quasi tutto quello che ci riguarda. Mistero avvicinato con gli occhi di un pagano, un'autorità dell'impero di Roma. Con gli occhi, con il sentito dire e poi con un incontro destinato a cambiare tutte le carte di una vita.
Eccolo, il governatore di Samaria, richiamato a Roma da Tiberio, imperatore più grande di quanto il suo carattere ombroso e gli intrighi di palazzo ci abbiano consentito di cogliere. Non è un governatore in disgrazia, in tempi in cui è facile che ogni fortuna sia travolta da un giorno all'altro. Tiberio lo vuole con sé, alla villa di Capri dove da anni si è ritirato. Presto sarà console di Roma. E intanto potrà trascorrere una notte con la sua schiava più bella.
Un console romano e una schiava. Che cosa ci può essere di più distante?
Eppure proprio in quella notte, in quell'incontro, cambieranno le traiettorie di un'intera esistenza. La prima luce su un crinale tra due mondi, tra l'impero ancora persuaso della sua forza e della sua necessità e quell'altro regno che per ora è di schiavi e di perseguitati.
Ma il crinale è anche dentro la storia di un uomo, le sue certezze, le sue prospettive. Un uomo che intuisce una singolare uguaglianza con la schiava che doveva essere solo strumento di piacere per una notte. E che dopo tanto rumore si accorge della necessità del silenzio: forse gli porterà in dono le risposte che ancora gli mancano.
Sorprendente, Marco Vichi, alle prese con il mistero dei misteri, nella Roma pagana.
Ecco il Marco Vichi che non ti aspetti, lontano dalla sua Firenze, lontano perfino da quella contemporaneità in cui si srotolano i suoi intrecci e prendono vita i suoi tanti indimenticabili personaggi. Con Il console (Guanda) azzarda un salto nel tempo di due millenni. Si inoltra in quel mondo romano dove ancora oggi, solo a provarci, potremmo trovare molte risposte. Non teme di avvicinarsi al mistero dei misteri, a quella croce piantata sul Golgota da cui è disceso tutto o quasi tutto quello che ci riguarda. Mistero avvicinato con gli occhi di un pagano, un'autorità dell'impero di Roma. Con gli occhi, con il sentito dire e poi con un incontro destinato a cambiare tutte le carte di una vita.
Eccolo, il governatore di Samaria, richiamato a Roma da Tiberio, imperatore più grande di quanto il suo carattere ombroso e gli intrighi di palazzo ci abbiano consentito di cogliere. Non è un governatore in disgrazia, in tempi in cui è facile che ogni fortuna sia travolta da un giorno all'altro. Tiberio lo vuole con sé, alla villa di Capri dove da anni si è ritirato. Presto sarà console di Roma. E intanto potrà trascorrere una notte con la sua schiava più bella.
Un console romano e una schiava. Che cosa ci può essere di più distante?
Eppure proprio in quella notte, in quell'incontro, cambieranno le traiettorie di un'intera esistenza. La prima luce su un crinale tra due mondi, tra l'impero ancora persuaso della sua forza e della sua necessità e quell'altro regno che per ora è di schiavi e di perseguitati.
Ma il crinale è anche dentro la storia di un uomo, le sue certezze, le sue prospettive. Un uomo che intuisce una singolare uguaglianza con la schiava che doveva essere solo strumento di piacere per una notte. E che dopo tanto rumore si accorge della necessità del silenzio: forse gli porterà in dono le risposte che ancora gli mancano.
Sorprendente, Marco Vichi, alle prese con il mistero dei misteri, nella Roma pagana.
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