Mi volevate
sposato, quotidiano e tassabile?
Mi volevate il
contrario di questo, il contrario di qualcosa?
Se fossi un altro
vi asseconderei.
Così come sono,
abbiate pazienza!
Firmato Fernando
Pessoa, anzi, per la verità Alvaro de Campos. O forse meglio dire al
contrario: firmato Alvaro de Campos, al secolo Fernando Pessoa.
Si
sa, c'è da ubriacarsi nel gioco delle identità, delle maschere,
degli specchi, quando ci troviamo al cospetto dell'immenso poeta
portoghese. Non era lui che diceva di essere una moltitudine, di
sentirsi tutti i molti io che era stato?
Mica solo un'affermazione
filosofica o un modo di dire, magari per darsi un tono: ma verità
tenacemente praticata, attraverso i molti eteronimi adoperati. Molto
più di semplici pseudonimi per questa o quella poesia. Perché
ciascuno di questi eteronimi diventa personaggio credibile,
autentico, con una sua vita, una sua storia.
Prendete per esempio
Alvaro de Campos, di cui Adelphi raccoglie in questo volume le sue
poesie. Uno legge i suoi versi e scopre un Pessoa alternativo e
possibile. Perfino con un passato. Poeta futurista, imbevuto di
avanguardia europea benché appartenga a quella Lisbona che è
periferia del continente. Dandy tediato dalla vita, fumatore d'oppio,
fisico e animo segnato da vaghezze e mollezze. Irriverente,
sovversivo, solitario. Fuma una sigaretta dietro l'altra e ironizza
sulla vita. Indugia spesso sui moli per accompagnare con lo sguardo
le navi che partono.
E scrive cose così:
Ho viaggiato per
più terre di quelle che ho toccato…
Firmato con
orgoglio: Alvaro de Campos, ingegnere. L'altro Pessoa. Uno dei
Pessoa. Vero come Pessoa.
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