Non sono un'esperta nel maneggiare la vecchiaia, e neppure la morte. Lo sono - lo sono diventata - nel cercare vie d'uscita al dolore.
E' un libro di una triste dolcezza - o di una dolce tristezza - Così è la vita di Concita De Gregorio (Einaudi). Un libro sugli inevitabili addii, su ciò che passa, su noi stessi che, così è appunto la vita, passiamo. Un libro, in sostanza, sul tempo. Un libro per non nascondersi.
In un'epoca in cui la vecchiaia è qualcosa di cui vergognarsi - e da combattere col miraggio dell'eterna giovinezza e tanta chirurgia estetica - in un'epoca in cui la stessa morte pare qualcosa che è meglio rimuovere, fanno bene pagine così.
Le domande dei bambini, così imbarazzanti e così illuminanti, sono in realtà domande per tutti noi, ginnastica del cuore e della mente per imparare ad accettare e accettarsi.
Incredibile, ci può essere un viaggio tra ospedali e funerali che procede con passo lieve e una strana disposizione all'allegria. Dalla caducità delle nostre esistenze a ciò che davvero rimane. Dal senso di assenza a una sorprendente pienezza.
Grazie anche alla forza della scrittura, perché è anche attraverso di essa che s'impara a domare il dolore: nominandolo e così trasformandolo in forza.
E' un libro di una triste dolcezza - o di una dolce tristezza - Così è la vita di Concita De Gregorio (Einaudi). Un libro sugli inevitabili addii, su ciò che passa, su noi stessi che, così è appunto la vita, passiamo. Un libro, in sostanza, sul tempo. Un libro per non nascondersi.
In un'epoca in cui la vecchiaia è qualcosa di cui vergognarsi - e da combattere col miraggio dell'eterna giovinezza e tanta chirurgia estetica - in un'epoca in cui la stessa morte pare qualcosa che è meglio rimuovere, fanno bene pagine così.
Le domande dei bambini, così imbarazzanti e così illuminanti, sono in realtà domande per tutti noi, ginnastica del cuore e della mente per imparare ad accettare e accettarsi.
Incredibile, ci può essere un viaggio tra ospedali e funerali che procede con passo lieve e una strana disposizione all'allegria. Dalla caducità delle nostre esistenze a ciò che davvero rimane. Dal senso di assenza a una sorprendente pienezza.
Grazie anche alla forza della scrittura, perché è anche attraverso di essa che s'impara a domare il dolore: nominandolo e così trasformandolo in forza.
Nessun commento:
Posta un commento