Più di un cammino, perché prima di tutto c'era da ritrovarla la strada, che un tempo era la strada per definizione, la strada romana numero uno. C'era da ritrovarla e quindi percorrerla fino in fondo. E quindi tracciarla e restituirla di nuovo, in qualche modo, al paese che le aveva voltato le spalle, seppellendola sotto tangenziali e discariche, cave e parcheggi. E quindi c'era da raccontarla, la strada, scegliendo le parole giuste per metterla sotto gli occhi di chi finora l'aveva trascurata e degradata.
Davvero, è assai più di un cammino, e poi di un bel libro di viaggio, Appia di Paolo Rumiz. Dietro c'è tutta la storia della via tracciata da Appio, il console cieco. C'è la strada calpestata dai piedi dei legionari e poi dei pellegrini, da Roma a Capua, da Capua a Brindisi. C'è l'Occidente e c'è l'Oriente, che si respira arrivando al mare. Ci sono i santi e ci sono gli schiavi ribelli di Spartaco, inchiodati su una croce per l'ultimo supplizio.
Ma c'è anche un altro passato, fatto di scempi, amnesie, devastazioni, appropriazioni. Ville romane sequestrate dietro cancelli, rovi e rifiuti, asfalto dove c'erano gli antichi lastrici, archeologi additati al pubblico ludibrio, pietre portate via per i giardini privati - terrificante dilapidazione di un patrimonio, e attenti alla parola dilapidare, significa per l'appunto portare via pietre.
Così non sai se a parlarti è più il passato nobile della madre delle vie europee o il passato indegno di un paese che fino all'altro ieri ha fatto di tutto per mandare in rovina ciò che la storia gli ha consegnato. Non sai se sarà la rabbia, passo dopo passo, a piantare la bandiera nel tuo cuore. O piuttosto la meraviglia, un sentimento che scardina il cuore e ti fa più largo: perché comunque c'è infinita bellezza lungo la strada.
Questo è il passato, questi sono i passati. Vai a sapere quale sarà il futuro, tra i tanti che se ne fregano e gli altri che dell'Appia si sono finalmente accorti. Tanto che sempre di più è oggetto di convegni, seminari, articoli sui giornali, l'Appia.
Ma essa - ci dice Rumiz - chiedeva qualcosa di più semplice e modesto. Essere lasciata in pace. Essere percorsa, vissuta.
Così come Rumiz, con i suoi compagni di viaggio, ha fatto per 29 tappe e 612 chilometri. Così come ci ha raccontato perché anche noi un giorno, zaino sulle spalle, forse si possa masticare indignazione e incanto.
Davvero, è assai più di un cammino, e poi di un bel libro di viaggio, Appia di Paolo Rumiz. Dietro c'è tutta la storia della via tracciata da Appio, il console cieco. C'è la strada calpestata dai piedi dei legionari e poi dei pellegrini, da Roma a Capua, da Capua a Brindisi. C'è l'Occidente e c'è l'Oriente, che si respira arrivando al mare. Ci sono i santi e ci sono gli schiavi ribelli di Spartaco, inchiodati su una croce per l'ultimo supplizio.
Ma c'è anche un altro passato, fatto di scempi, amnesie, devastazioni, appropriazioni. Ville romane sequestrate dietro cancelli, rovi e rifiuti, asfalto dove c'erano gli antichi lastrici, archeologi additati al pubblico ludibrio, pietre portate via per i giardini privati - terrificante dilapidazione di un patrimonio, e attenti alla parola dilapidare, significa per l'appunto portare via pietre.
Così non sai se a parlarti è più il passato nobile della madre delle vie europee o il passato indegno di un paese che fino all'altro ieri ha fatto di tutto per mandare in rovina ciò che la storia gli ha consegnato. Non sai se sarà la rabbia, passo dopo passo, a piantare la bandiera nel tuo cuore. O piuttosto la meraviglia, un sentimento che scardina il cuore e ti fa più largo: perché comunque c'è infinita bellezza lungo la strada.
Questo è il passato, questi sono i passati. Vai a sapere quale sarà il futuro, tra i tanti che se ne fregano e gli altri che dell'Appia si sono finalmente accorti. Tanto che sempre di più è oggetto di convegni, seminari, articoli sui giornali, l'Appia.
Ma essa - ci dice Rumiz - chiedeva qualcosa di più semplice e modesto. Essere lasciata in pace. Essere percorsa, vissuta.
Così come Rumiz, con i suoi compagni di viaggio, ha fatto per 29 tappe e 612 chilometri. Così come ci ha raccontato perché anche noi un giorno, zaino sulle spalle, forse si possa masticare indignazione e incanto.
Appena trovato il tuo bel blog e un libro da leggere prossimamente.
RispondiEliminaCiao!
:-)