Poi dicono che è una moda e come tale passeggera. Beh, nel caso lo fosse sarebbe finalmente una moda che mi piace e mi preoccuperei solo se fosse davvero passeggera.
Parlo dei cammini: e in effetti è qualche tempo che giornali, libri, blog e quant'altro si sono gettati con soddisfazione sull'argomento. In tanti ci provano, anche persone che non direste mai. E più in genere sono diminuiti sorrisetti, occhiate di compatimento, manifestazioni di stupore nei confronti di chi si mette in cammino: diciamo che tutto sommato siamo sulla cresta dell'onda.
Moda passeggera? Beh, meglio rassicurarsi con un libro come La via del sentiero, uscito qualche tempo fa per le Edizioni dei Cammini, a cura di Wu Ming 2. Un'antologia per camminatori, ma anche un'antologia di camminatori, anzi, di scrittori camminatori.
E' la riproposta di un'opera uscita molto tempo fa in Inghilterra e che mette insieme diversi autori inglesi: non dei nostri tempi, ma dell'Ottocento. Ovvero del secolo in cui, almeno da quelle parti, camminare divenne attività che non era solo del mendicante, del pastore o tutt'al più del pellegrino. Quando anche i poeti e i pittori cominciarono a mettersi per strada.
Vi troverete scritti illuiminanti e grandi autori alle prese con le scoperte che il cammino ti concede. Forse con qualche atteggiamento snob, allo stesso modo degli aristocratici che per primi scoprirono il rugby e non si tirarono indietro di fronte al fango.
Tante scoperte sono anche per il lettore, tra queste pagine. Per esempio Robert Louis Stevenson, che prima di incantarci con l'Isola del tesoro e gli altri grandissimi romanzi compie un viaggio a piedi in compagnia di un asino, attraverso le Cévennes, in Francia: ed è il primo a descriverci un sacco a pelo. Oppure Thomas de Quincey, che tutti conoscono per le sue Confessioni da oppiomame, attività che non pare molto compatibile con quella del camminatore: e che pure lo fu, grandissimo. Fu lui, tra l'altro, a lasciarci la pirma descrizione di una tenda da escursionista.
Quante cose in queste pagine: l'ottimismo di uomini che si mettono in cammino, il romanticismo che si alimenterà dei monti e dei laghi di Inghilterra, una sorprendente sensazione di libertà che è già premessa dell'on the road dei poeti beat.... e certo anche un discreto individualismo, l'idea della fuga che - come nota Wu Ming 2 nella sua introduzione - per ora ha la meglio sull'idea di responsabilità per il territorio che si attraversa.... ma appunto questto è solo l'inizio e se non è moda ci sarà tempo per aggiustare tutto...
Parlo dei cammini: e in effetti è qualche tempo che giornali, libri, blog e quant'altro si sono gettati con soddisfazione sull'argomento. In tanti ci provano, anche persone che non direste mai. E più in genere sono diminuiti sorrisetti, occhiate di compatimento, manifestazioni di stupore nei confronti di chi si mette in cammino: diciamo che tutto sommato siamo sulla cresta dell'onda.
Moda passeggera? Beh, meglio rassicurarsi con un libro come La via del sentiero, uscito qualche tempo fa per le Edizioni dei Cammini, a cura di Wu Ming 2. Un'antologia per camminatori, ma anche un'antologia di camminatori, anzi, di scrittori camminatori.
E' la riproposta di un'opera uscita molto tempo fa in Inghilterra e che mette insieme diversi autori inglesi: non dei nostri tempi, ma dell'Ottocento. Ovvero del secolo in cui, almeno da quelle parti, camminare divenne attività che non era solo del mendicante, del pastore o tutt'al più del pellegrino. Quando anche i poeti e i pittori cominciarono a mettersi per strada.
Vi troverete scritti illuiminanti e grandi autori alle prese con le scoperte che il cammino ti concede. Forse con qualche atteggiamento snob, allo stesso modo degli aristocratici che per primi scoprirono il rugby e non si tirarono indietro di fronte al fango.
Tante scoperte sono anche per il lettore, tra queste pagine. Per esempio Robert Louis Stevenson, che prima di incantarci con l'Isola del tesoro e gli altri grandissimi romanzi compie un viaggio a piedi in compagnia di un asino, attraverso le Cévennes, in Francia: ed è il primo a descriverci un sacco a pelo. Oppure Thomas de Quincey, che tutti conoscono per le sue Confessioni da oppiomame, attività che non pare molto compatibile con quella del camminatore: e che pure lo fu, grandissimo. Fu lui, tra l'altro, a lasciarci la pirma descrizione di una tenda da escursionista.
Quante cose in queste pagine: l'ottimismo di uomini che si mettono in cammino, il romanticismo che si alimenterà dei monti e dei laghi di Inghilterra, una sorprendente sensazione di libertà che è già premessa dell'on the road dei poeti beat.... e certo anche un discreto individualismo, l'idea della fuga che - come nota Wu Ming 2 nella sua introduzione - per ora ha la meglio sull'idea di responsabilità per il territorio che si attraversa.... ma appunto questto è solo l'inizio e se non è moda ci sarà tempo per aggiustare tutto...
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