Se San Pietroburgo non fosse esistita, avrei inventato io questa città che sonnecchia sul fiume, come uno stato d'animo che mi corrisponde sempre.
Mi piace come Jan Brokken scrive, mi piace come sa raccontare i luoghi cogliendone l'anima attraverso le storie e le persone e in questo modo raccontando anche se stesso. Senza esibizionismo, senza la presunzione a cui potrebbe cedere un uomo di grande cultura. Con semplicità, piuttosto, la semplicità che sa farsi densità e che è più impresa di tanta complessità.
Nell'ultimo suo libro - Bagliori a San Pietroburgo, sempre per Iperborea - ci prende per mano e ci accompagna in una città straordinaria, che davvero è anche uno stato d'animo.
A ogni passo - dice - mi viene in mente un libro o mi risuona in testa una musica. E' una scoperta continua.
E scoperta continua è anche per il lettore, è anche per il sottoscritto, che tante volte ha frequentato l'arte di San Pietroburgo, magari non sempre riuscendo a collocarla in una mappa della Grande Madre russa.
E via, sfilano le immagini. Anna Achmatova che ogni giorno sosta davanti al carcere che gli ha inghiottito il figlio; Dostevskij che muore mentre si accinge a scrivere il seguito dei Fratelli Karamazov, cercando di recuperare la penna stilografica che gli è caduta sotto la scrivania; Sostakovic che oggi sera alle dieci, l'ora degli arresti, attende che lo vengano a prendere con la valigetta pronta; Rachmaninov distrutto dal fallimento della prima della sua sinfonia; Esenin nell'ultima sua notte all'Hotel Angleterre...
Gesti, immagini, fotografie che fissano un'emozione o che si fanno porta aperta. Glorie e sofferenze in una galleria che mette insieme il principe dandy che scannò Rasputin e fuggì a Parigi con un Rembrandt sotto braccio e le dolenti constatazioni di Osip Mandel'štam sulla poesia in Russia: solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome. In nessun altro paese uccidono per motivi poetici.
Passeggia per San Pietroburgo, Jan Brokken. A volte a colpo sicuro, altre volte lasciandosi guidare dal caso e dalla curiosità. Come si dovrebbe fare in ogni città con le sue storie. O con un libro come questo, che mi ha fatto viaggiare dove non sono mai stato.
Se non con la poesia, i romanzi, la musica. Incontrandola così, nella sua bellezza, nella sua malinconia.
Mi piace come Jan Brokken scrive, mi piace come sa raccontare i luoghi cogliendone l'anima attraverso le storie e le persone e in questo modo raccontando anche se stesso. Senza esibizionismo, senza la presunzione a cui potrebbe cedere un uomo di grande cultura. Con semplicità, piuttosto, la semplicità che sa farsi densità e che è più impresa di tanta complessità.
Nell'ultimo suo libro - Bagliori a San Pietroburgo, sempre per Iperborea - ci prende per mano e ci accompagna in una città straordinaria, che davvero è anche uno stato d'animo.
A ogni passo - dice - mi viene in mente un libro o mi risuona in testa una musica. E' una scoperta continua.
E scoperta continua è anche per il lettore, è anche per il sottoscritto, che tante volte ha frequentato l'arte di San Pietroburgo, magari non sempre riuscendo a collocarla in una mappa della Grande Madre russa.
E via, sfilano le immagini. Anna Achmatova che ogni giorno sosta davanti al carcere che gli ha inghiottito il figlio; Dostevskij che muore mentre si accinge a scrivere il seguito dei Fratelli Karamazov, cercando di recuperare la penna stilografica che gli è caduta sotto la scrivania; Sostakovic che oggi sera alle dieci, l'ora degli arresti, attende che lo vengano a prendere con la valigetta pronta; Rachmaninov distrutto dal fallimento della prima della sua sinfonia; Esenin nell'ultima sua notte all'Hotel Angleterre...
Gesti, immagini, fotografie che fissano un'emozione o che si fanno porta aperta. Glorie e sofferenze in una galleria che mette insieme il principe dandy che scannò Rasputin e fuggì a Parigi con un Rembrandt sotto braccio e le dolenti constatazioni di Osip Mandel'štam sulla poesia in Russia: solo da noi hanno rispetto per la poesia, visto che uccidono in suo nome. In nessun altro paese uccidono per motivi poetici.
Passeggia per San Pietroburgo, Jan Brokken. A volte a colpo sicuro, altre volte lasciandosi guidare dal caso e dalla curiosità. Come si dovrebbe fare in ogni città con le sue storie. O con un libro come questo, che mi ha fatto viaggiare dove non sono mai stato.
Se non con la poesia, i romanzi, la musica. Incontrandola così, nella sua bellezza, nella sua malinconia.
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