Pordenone, possibile? Per me era solo la città degli elettrodomestici e forse anche di un festival della letteratura, un posto lassù, in alto a destra sulla carta di Italia, non distante dal confine. Poco appetibile come destinazione turistica, figurarsi come scenario di un libro che non volesse toccare le sole corde della provincia italiana, più o meno addormentata.
E invece, invece ecco questo libro: dove di addormentato in effetti c'è davvero poco, perché tutto sta nello spazio di una notte, dal tramonto alle prime luci e in mezzo non c'è sonno, ma casomai sogno. E Pordenone diventa assai più del fondale di una storia, ne diventa anima e sostanza.
Pordenone, ovvero La città portata dalle acque, questo il titolo dell'ultimo libro di Lorenza Stroppa, pubblicato da BEE (Bottega Errante Edizioni, chi non la conosce vada a sbirciare il catalogo), nella collana Le città invisibili. Che è come evocare Italo Calvino, certo, tanto per assicurarsi e assicurare che le città non sono solo di pietra, che esistono in ciò che non si mostra, che sfuggono alle cronache e alle guide per cercare altre parole.
Come quelle di Lorenza, certo. E allora ecco un Ragazzo e una Ragazza - i loro nomi non ci sono, le identità sfumano nella città notturna - ecco il loro perdersi, cercarsi, ritrovarsi. Desiderio che a volte prende corpo, a volte è solo distanza. Itinerario che forse è anche terapia per liberarsi del male dentro.
Ecco la città che è davvero città di acqua che scorre, - e io che non sapevo nemmeno del fiume che l'attraversava - anzi, portata dall'acqua, con l'acqua che sta nel suo nome. Ecco i luoghi che non sono i luoghi elencati da wikipedia, ma sono luoghi della storia e dello spirito, sono mappa sentimentale che mette insieme ciò che è stato e non è più e ciò che ancora resiste.
Ecco le vicende di una notte che scorrono come acqua, come note di una musica che potrebbe essere un Notturno di Chopin, per l'appunto, o perché no, la musica liquida di Debussy....
E dove porterà mai, questo viaggio al termine della notte? Non importa scomodare Céline. Intanto c'è già una città che non c'era e ora c'è. Come acqua, come riflesso di luce, come buio che l'alba rischiara.
E invece, invece ecco questo libro: dove di addormentato in effetti c'è davvero poco, perché tutto sta nello spazio di una notte, dal tramonto alle prime luci e in mezzo non c'è sonno, ma casomai sogno. E Pordenone diventa assai più del fondale di una storia, ne diventa anima e sostanza.
Pordenone, ovvero La città portata dalle acque, questo il titolo dell'ultimo libro di Lorenza Stroppa, pubblicato da BEE (Bottega Errante Edizioni, chi non la conosce vada a sbirciare il catalogo), nella collana Le città invisibili. Che è come evocare Italo Calvino, certo, tanto per assicurarsi e assicurare che le città non sono solo di pietra, che esistono in ciò che non si mostra, che sfuggono alle cronache e alle guide per cercare altre parole.
Come quelle di Lorenza, certo. E allora ecco un Ragazzo e una Ragazza - i loro nomi non ci sono, le identità sfumano nella città notturna - ecco il loro perdersi, cercarsi, ritrovarsi. Desiderio che a volte prende corpo, a volte è solo distanza. Itinerario che forse è anche terapia per liberarsi del male dentro.
Ecco la città che è davvero città di acqua che scorre, - e io che non sapevo nemmeno del fiume che l'attraversava - anzi, portata dall'acqua, con l'acqua che sta nel suo nome. Ecco i luoghi che non sono i luoghi elencati da wikipedia, ma sono luoghi della storia e dello spirito, sono mappa sentimentale che mette insieme ciò che è stato e non è più e ciò che ancora resiste.
Ecco le vicende di una notte che scorrono come acqua, come note di una musica che potrebbe essere un Notturno di Chopin, per l'appunto, o perché no, la musica liquida di Debussy....
E dove porterà mai, questo viaggio al termine della notte? Non importa scomodare Céline. Intanto c'è già una città che non c'era e ora c'è. Come acqua, come riflesso di luce, come buio che l'alba rischiara.
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