In effetti, se sei qui devo dedurre che non avrò mai successo come scrittore.
Domanda, fatta col senno di poi: è questo che desideravi? O meglio ancora, con l'ineffabile crudeltà di chi gode a rigirare il coltello nella piaga: ne valeva davvero la pena?
Quante altre domande, altrettanto impietose, ci sarebbero. Però mi fermo qui. Tanto è solo per dire che è un gioco maledettamente serio quello che ci propone Marco Visinoni con Il caso letterario dell'anno, prima notevole uscita della collana Senza rotta che Marino Magliani cura per la casa editrice Arkadia. Maledettamente serio, malgrado l'inventiva della trama e l'immaginario pop, l'overdose di ironia e le volte che non sai se indugiare per goderti la scena o se proseguire per vedere come andrà a finire.
Maledettamente serio: e forse proprio per tutto questo.
Da una parte ecco lo scrittore - o l'ex scrittore - da giovane (o da quasi giovane), che trascina le sue giornate più o meno come un universitario fuori sede e fuori corso, storie di bar e di letto, una casa che è un disastro e i conti che non tornano più. Qualcosa cova sotto la cenere, ma non c'è più fiamma, tanto vale mantenersi vendendo buone idee per libri di altri.
Dall'altra parte ecco il suo io futuro che un giorno bussa alla porta e dal futuro porta qualcosa che potrà cambiare il suo presente: e quindi anche lo stesso futuro. I biglietti per vincere alla lotteria, per esempio, ma con essi anche la possibilità di mettere il proprio nome e cognome sul caso letterario dell'anno.
Tante saranno le cose che succederanno e non sarò certo io a raccontarvele. Però è da quando ho terminato questo libro che mi gira per la testa l'idea della macchina del tempo, messa in movimento non per scoprire altre epoche e altri mondi ma per ritrovare la nostra vita e cambiarla. Ci penso e penso al mio io futuro che bussa alla porta e mi cambia le carte in tavola: ipotesi inquietante, persino se le nuove carte fossero migliori.
Un best-seller per esempio, il tappeto rosso della fama letteraria, con un bel conto in banca per di più. Assai più di uno specchietto per le allodole. Però poi quella macchina del tempo mi sembra come un'astronave capace di cogliere con un solo colpo d'occhio la vita intera, tutta la vita che ci è data.
E allora sì che c'è quella domanda - e le altre che ne discendono. Mica solo perché siamo in tempi in cui si legge poco ma tutti smaniano di essere pubblicati. Non è solo questione di vanity press, come la chiamano gli inglesi. Piuttosto, conta davvero quel nome e cognome in copertina?
ps: di questo ottimo libro dovrei dire molte altre cose, per esempio che dentro c'è un viaggio in Islanda. Dimostrazione, tra l'altro, che Visinoni non viaggia solo nel tempo, viaggia anche nel nostro mondo: e che dentro il nostro mondo sa raccontare altri mondi.
Domanda, fatta col senno di poi: è questo che desideravi? O meglio ancora, con l'ineffabile crudeltà di chi gode a rigirare il coltello nella piaga: ne valeva davvero la pena?
Quante altre domande, altrettanto impietose, ci sarebbero. Però mi fermo qui. Tanto è solo per dire che è un gioco maledettamente serio quello che ci propone Marco Visinoni con Il caso letterario dell'anno, prima notevole uscita della collana Senza rotta che Marino Magliani cura per la casa editrice Arkadia. Maledettamente serio, malgrado l'inventiva della trama e l'immaginario pop, l'overdose di ironia e le volte che non sai se indugiare per goderti la scena o se proseguire per vedere come andrà a finire.
Maledettamente serio: e forse proprio per tutto questo.
Da una parte ecco lo scrittore - o l'ex scrittore - da giovane (o da quasi giovane), che trascina le sue giornate più o meno come un universitario fuori sede e fuori corso, storie di bar e di letto, una casa che è un disastro e i conti che non tornano più. Qualcosa cova sotto la cenere, ma non c'è più fiamma, tanto vale mantenersi vendendo buone idee per libri di altri.
Dall'altra parte ecco il suo io futuro che un giorno bussa alla porta e dal futuro porta qualcosa che potrà cambiare il suo presente: e quindi anche lo stesso futuro. I biglietti per vincere alla lotteria, per esempio, ma con essi anche la possibilità di mettere il proprio nome e cognome sul caso letterario dell'anno.
Tante saranno le cose che succederanno e non sarò certo io a raccontarvele. Però è da quando ho terminato questo libro che mi gira per la testa l'idea della macchina del tempo, messa in movimento non per scoprire altre epoche e altri mondi ma per ritrovare la nostra vita e cambiarla. Ci penso e penso al mio io futuro che bussa alla porta e mi cambia le carte in tavola: ipotesi inquietante, persino se le nuove carte fossero migliori.
Un best-seller per esempio, il tappeto rosso della fama letteraria, con un bel conto in banca per di più. Assai più di uno specchietto per le allodole. Però poi quella macchina del tempo mi sembra come un'astronave capace di cogliere con un solo colpo d'occhio la vita intera, tutta la vita che ci è data.
E allora sì che c'è quella domanda - e le altre che ne discendono. Mica solo perché siamo in tempi in cui si legge poco ma tutti smaniano di essere pubblicati. Non è solo questione di vanity press, come la chiamano gli inglesi. Piuttosto, conta davvero quel nome e cognome in copertina?
ps: di questo ottimo libro dovrei dire molte altre cose, per esempio che dentro c'è un viaggio in Islanda. Dimostrazione, tra l'altro, che Visinoni non viaggia solo nel tempo, viaggia anche nel nostro mondo: e che dentro il nostro mondo sa raccontare altri mondi.
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